“Felicemente imperfetta”: al Bambino Gesù si parla di anoressia
Un convegno e un documentario per mettere a tema una malattia che colpisce un numero crescente di giovanissimi
Un convegno e un documentario per mettere a tema una malattia che colpisce un numero crescente di giovanissimi. Tra i relatori, anche lo chef Marco Pasquali
Colpisce tra lo 0,2 e lo 0,8% dei bambini e ragazzi in età pediatrica. Nel 95% dei casi si manifesta tra i 12 e i 17 anni, ma l’esordio è sempre più precoce: oggi i sintomi si riscontrano frequentemente anche in bambine di 8-9 anni. Non colpisce solo il genere femminile, ma anche quello maschile: il rapporto è di circa 9 a 1 e il numero dei maschi, soprattutto in età prepuberale, è in aumento. Stiamo parlando di anoressia, alla quale l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù dedicata un pomeriggio di informazione e sensibilizzazione, mercoledì 2 dicembre, a partire dalle 16.30, nell’Auditorium San Paolo, in via Baldelli 38.
“Felicemente imperfetta” è il titolo del documentario girato dalla regista Maite Carpio Bulgari all’interno del Day Hospital di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale che sarà proiettato al termine dell’incontro. Storie di ragazze anoressiche e delle loro famiglie che hanno intrapreso, con successo, il lungo percorso di guarigione dalla malattia. Su questa si confronteranno, dopo il saluto della presidente del Bambino Gesù Mariella Enoc e del direttore scientifico Bruno Dallapiccola, il responsabile di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Stefano Vicari, la psichiatra Valeria Zanna, esperta in disturbi del comportamento alimentare. E ancora, Federico Vigevano, direttore del dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione; Simonetta Fratini, dell’Area Programmazione della rete dei soggetti deboli; lo chef Marco Pasquali; la regista Maite Bulgari. Porterà la sua testimonianza anche Ilaria Caprioglio, avvocato, scrittrice ed ex modella che ha vinto la sua personale battaglia contro l’anoressia.
Tra le malattie psichiatriche, chiariscono gli esperti del Bambino Gesù, l’anoressia è la sindrome che fa registrare il più alto tasso di mortalità: 1,8% in età infantile, 10% in età adulta. Inoltre, «nelle persone anoressiche il rischio di morte è 5-10 volte maggiore di quello di persone sane della stessa età e sesso». Le genesi è «multifattoriale»: in campo entrano sicuramente la predisposizione genetica, ma anche «tratti di personalità che tendono al perfezionismo, attitudine al controllo ossessivo e fattori familiari». Proprio per questo, la cura non si basa solo sul monitoraggio alimentare ma anche sul disagio emotivo sottostante. Meidici, psichiatri, psicologi e nutrizionisti: l’approccio del Bambino Gesù , centro di riferimento nazionale per il trattamento dei disturbi psichiatrici in età pediatrica, è multidisciplinare, così come il percorso terapeutico proposto.
Nel 2014 all’ospedale pediatrico della Santa Sede sono state fatte 230 nuove diagnosi di anoressia nervosa: un terzo in più rispetto al 2013. A parlare sono i risultati: se è vero infatti che nel 40-50% dei casi quando il trattamento è condotto da un’equipe multidisciplinare integrata la guarigione è completa, e «la percentuale aumenta se l’esordio della malattia è precoce», nell’esperienza del Bambino Gesù la guarigione riguarda circa il 90% dei casi in cui l’anoressia si sia manifestata precocemente. A spiegarne le ragioni è la psichiatra Valeria Zanna: «Quanto prima si presenta il problema – riflette -, tanto più è facile intervenire con programmi terapeutici intensi, quotidiani, che coinvolgano anche i genitori». Anche nei più piccoli infatti i sintomi della malattia possono essere del tutto simili a quelli degli adulti. «Vediamo bambine di 8 o 9 anni – riferisce la psichiatra – che smettono di mangiare, conteggiano le calorie e hanno un’attenzione esasperata per il proprio aspetto fisico. Ma la personalità di un bambino è ancora in via di sviluppo, il disturbo non ha tempo di cronicizzare ed è per questo che l’intervento terapeutico risulta più efficace».
1° dicembre 2015