Gentiloni alla Camera: «Governo di responsabilità»

Il debutto del nuovo esecutivo a Montecitorio. La fiducia con 368 sì e l’astensione di Lega e M5S. Terremoto, disagio sociale e Sud tra le priorità

Il debutto del nuovo esecutivo a Montecitorio. La fiducia con 368 sì e l’astensione di Lega e M5S. Terremoto, disagio sociale e Sud nella lista delle priorità

«Un governo dura fin quando ha la fiducia del Parlamento». Lo ha detto ieri, martedì 13 dicembre, il premier Paolo Gentiloni intervenendo alla Camera, da cui ha incassato la prima fiducia: 368 i sì contro 105 no. Non hanno partecipato alle votazioni M5S e Lega, che hanno deciso di non prendere parte ai lavori per  non legittimare il governo da loro ritenuto «illegittimo». Questo pomeriggio, mercoledì 14 dicembre, il voto del Senato, dove la maggioranza è meno solida ma non dovrebbero comunque esserci sorprese.

«Lascio alla dialettica tra le forze politiche il dibattito sulla durata – le parole di Gentiloni -, per quanto ci riguarda il riferimento è la Costituzione. Il governo che si presenta a chiedere la fiducia – ha proseguito – è un governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre istituzioni, e intende concentrare tutte le energie sulle sfide dell’Italia», ha continuato rivolto all’Aula. «I compiti sono definiti dalla Costituzione e il suo profilo politico è iscritto nella maggioranza che ha sostenuto il governo precedente, che non è venuta meno. Per qualcuno si tratta di un limite, io lo rivendico. Rivendico il grande lavoro fatto. Sono risultati di cui siamo orgogliosi e fanno onore alla maggioranza in questi tre anni di governo».

Il primo ministro ha quindi passato in rassegna alcune tra le priorità per l’agenda di governo: l’«intervento nelle zone del terremoto», la questione migranti, la gesione della crisi delle banche. Ma anche «due grandi questioni su cui finora a mio avviso non abbiamo dato risposte pienamente sufficienti – ha aggiunto -. Innanzitutto i problemi che riguardano la parte più disagiata della nostra classe media, partite iva e lavoro dipendente, che devono essere al centro dei nostri sforzi per far ripartire la nostra economia. Proprio perché non vogliamo rinunciare a una società aperta e digitale vogliamo porre al centro coloro che da queste dinamiche si sentono sconfitti». Quindi il Mezzogiorno: «La decisione di un ministero che si occupi della coesione territoriale e del Mezzogiorno – ha chiarito –  non deve far pensare a vecchie logiche del passato. Al contrario: abbiamo fatto molte cose per il sud, ma credo sia insufficiente la consapevolezza che dal sud può venire la spinta più forte alla nostra economia».

Non mancano, tra i temi citati da Gentiloni, gli impegni internazionali e il confronto sulla legge elettorale, «per la necessaria armonizzazione delle norme tra Camera e Senato». Confronto, ha precisato, «nel quale il governo non sarà attore protagonista: spetta a voi la responsabilità di promuovere e provare a cercare intese efficaci. Certo non staremo alla finestra: cercheremo di facilitare e sollecitare l’intesa». Anche in sede di Consiglio europeo «l’Italia avrà una posizione molto netta – le parole del capo dell’esecutivo – nel sostenere quelle che sono le nostre ragioni. Perché ancora una volta non è accettabile, e ancor meno lo sarebbe nel quadro di un’ipotetica riforma del regolamento di Dublino, che passi un principio di un’Europa troppo severa su alcuni aspetti delle politiche di austerity, e troppo tollerante nei confronti di Paesi che non accettano di assumere responsabilità comuni sui temi dell’immigrazione».

14 dicembre 2016