I giovani «nuovi» della Gmg di Lisbona
Il responsabile della Pastorale giovanile della Cei riflette alla vigilia del raduno mondiale «accessibile» per gli italiani, a 7 anni da quello di Cracovia, nel 2016
Il responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei sceglie il numero di luglio di “Vita pastorale” per riflettere sull’ormai imminente Gmg di Lisbona (1-6 agosto). Un’edizione della Giornata mondiale della gioventù che torna a essere «per noi accessibile», a 7 anni da quella di Cracovia, nel 2016. «Non era mai successo che ci fosse un lasso di tempo così lungo – osserva – e questo ci ha fatto avvicinare all’esperienza con il timore che non fosse più attraente. Sicuramente avremo perso una o due generazioni; non solo a causa di questa lunga attesa, ma anche per tutto ciò che è successo nel frattempo».
Per il sacerdote, quelli che la vivranno da protagonisti sono «giovani “nuovi”. Lo sono sempre, questo è scontato. Ma questi sono diversi dai loro predecessori, perché vengono da un periodo segnato e accentuato dal cambiamento d’epoca che alcune cose hanno decisamente accelerato», osserva. A cominciare dalla pandemia di Covid-19, «un’esperienza inattesa che i giovani non hanno ancora finito di pagare: la loro salute mentale ne risente e questo li rende più fragili, incerti di fronte a quel futuro verso il quale tutti siamo stati proiettati con entusiasmo perché rappresentava l’alba della vita adulta. La pandemia li ha tenuti a distanza. È nato il metaverso ed è esplosa l’intelligenza artificiale». Ora questa Gmg «obbligherà la maggior parte dei giovani a salire sui pullman e a sobbarcarsi giorni di viaggio. Una fatica, certo, ma saranno giorni benedetti se chi li accompagna saprà animare il viaggio sfruttandolo come occasione di incontro».
Ancora, è il tempo della «crisi ambientale» ed «è la prima volta che una Gmg si svolge in un continente che sente di avere una guerra aperta in casa. Due temi – prosegue don Falabretti – che chiedono di essere elaborati attraverso quella fraternità a cui Papa Francesco sta richiamando tutti ormai da anni. Caduto il muro di Berlino e chiusa la guerra fredda, si sono aperti scenari che non hanno portato a condizioni di pace: il mercato libero si è trasformato nella dittatura del consumo e della finanza». Il sacerdote ricorda le parole profetiche di Giovanni Paolo II che metteva in guardia sui rischi del capitalismo, che arricchisce solo alcuni. A rimanere «per tutti» è solo la cultura. L’esperienza della Gmg allora «andrebbe sfruttata anche per rigenerare nel cuore dei giovani la fiducia negli altri, la consapevolezza che dipendiamo gli uni dagli altri, l’estremo bisogno di riconoscere nell’altro il fratello e aprirsi alla spesa di sé stessi».
Da ultimo, il responsabile del Servizio Cei ricorda il tema della Gmg, che si richiama all’annotazione di Luca che descrive Maria mentre si alza in fretta per recarsi in visita alla cugina Elisabetta. «L’incontro fra le due donne ci rimanda all’urgenza di tornare a condividere la fede riconoscente per ciò che Dio opera ogni giorno nella nostra vita. La Gmg – conclude – è un grande laboratorio di incontro: culture, lingue, provenienze diverse che aprono il cuore alla comprensione dell’esistenza stessa. A patto che ci si impegni ad aprire gli occhi e le orecchie, che si faccia scendere nel cuore questa grande esperienza di condivisione per coltivare la sapienza evangelica».
18 luglio 2023