Il Giro è iniziato, il mito di Coppi nella voce di Paoli

La “corsa rosa” torna ad emozionare. Il pensiero al “Campionissimo” cui il cantautore dedicò una canzone nel 1988

Il Giro d’Italia numero 102 è partito sabato 10 maggio da Bologna. Nibali è tra i migliori già all’inizio, vuole essere tra i protagonisti. Ma non sarà facile. I pretendenti per la vittoria sono tanti. Oggi la prestigiosa “corsa rosa”, che si concluderà nella cornice dell’Arena di Verona il 2 giugno, arriva alle porte di Roma, a Frascati, e poi continuerà ad emozionare, come sempre, il pubblico italiano che ama molto il ciclismo.

Uno sport che, come e forse più di altri, vive di “miti”, a cominciare dal Campionissimo, Fausto Coppi, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, avvenuta a Castellania, in Piemonte, il 19 settembre del 1919. Un piccolissimo Comune dell’Alessandrino che proprio poche settimane fa ha aggiunto al suo il nome del Campionissimo e che ha trasformato in museo la casa natale di Fausto Coppi e di suo fratello Serse, anch’egli ciclista, morto a soli 28 anni per i postumi di una caduta in corsa.

Il ciclismo vive di imprese eroiche, come quella della tappa Cuneo-Pinerolo nel Giro del 1949 in cui lo stesso Coppi trionfò in 9 ore, 19 minuti e 55 secondi, con un vantaggio di 11 minuti e 52 secondi sul primo che tagliò il traguardo dopo di lui. E proprio “Fausto Coppi 9h 19’ 55”, l’uomo, la tappa, il mito” è il titolo della mostra che la città di Cuneo gli ha dedicato fino a settembre. L’omaggio del Giro 2019 arriverà invece il 23 maggio riproponendo la stessa tappa, con partenza dal capoluogo della Granda.

Il mondo della canzone ha dedicato al ciclismo tante canzoni, e anche al Campionissimo ne è stata dedicata una bellissima da uno tra i più grandi autori della musica italiana, Gino Paoli (pubblicata nel 1988 nell’album “L’ufficio delle cose perdute”). L’inizio, “Un omino con le ruote contro tutto il mondo”, sembra evocare le radiocronache di Mario Ferretti, anche quelle nel mito dell’informazione sportiva in Italia, che raccontava così il Campionissimo: “un uomo solo al comando… la sua maglia è biancoceleste.. il suo nome è Fausto Coppi”. Altri tempi, altra Italia, anche nel ciclismo.

Sembra di vederlo pedalare Coppi, con la sua tipica andatura, nelle efficaci immagini disegnate dal cantautore nato a Monfalcone nel 1934: “Viene su dalla fatica / e dalle strade bianche / La fatica muta e bianca / che non cambia mai / E va su ancora / E va su…». Le parole ritraggono i suoi successi. «Qui da noi per cinque volte / poi due volte in Francia / Per il mondo quattro volte / contro il vento due / Occhi miti e naso che divide il vento / occhi neri e seri / guardano il pavé».

È come scorressero nello schermo della fantasia quelle immagini di cavalcate solitarie, dello scambio della borraccia con Bartali (anche quello consegnato al mito), delle vittorie a raffica: cinque Giri d’Italia, due Tour de France, 110 corse vinte di cui 53 per distacco, tra cui tre Milano-Sanremo, cinque Giri di Lombardia, una Parigi-Roubaix (il pavé appunto..), una Freccia Vallone. Immagini davvero per pochi, in quegli anni ancora senza tv (la Rai iniziò le trasmissioni il 3 gennaio 1954, l’ultimo Giro vinto da Coppi è del 1953).

«Poi lassù / contro il cielo blu / con la neve che ti canta intorno / E poi giù / Non c’è tempo per fermarsi per restare indietro / la signora senza ruote non aspetta più / un omino che non ha la faccia da campione, / con un cuore grande come l’Izoard». L’Izoard, dove una targa ricorda Coppi e un altro grande delle due ruote come il francese Bobet. Il Colle – 2.361 metri di altitudine – che solo Coppi ha scalato per primo nel Giro e nel Tour. Era il 1949.

14 maggio 2019