Il pontificato “difficile” di Benedetto XVI

Dall’impegno contro gli abusi nella Chiesa – con la riduzione allo stato laicale di oltre 400 preti – allo scandalo Vatileaks, fino alla rinuncia alla visita alla Sapienza di Roma

Quello di Benedetto XVI, salito al soglio di Pietro a 78 anni, non è stato un pontificato semplice. Nei 2.872 giorni di ministero ha dovuto affrontare gravi scandali, primo fra tutti quello degli abusi nella Chiesa, al quale ha risposto con pugno duro riducendo allo stato laicale oltre 400 preti. L’8 febbraio 2022 era tornato sulla questione attraverso una lettera scritta in risposta alle contestazioni a lui rivolte nel rapporto sugli abusi sui minori nell’arcidiocesi bavarese, da lui guidata dal 1977 al 1982. Il suo arrivo al soglio pontificio coincise con un momento di profonda crisi della Chiesa. Lui stesso aveva parlato con rammarico di «quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui». Era il 25 marzo 2005, Venerdì Santo, e l’allora cardinale Ratzinger aveva preparato le meditazioni e le preghiere per la Via Crucis al Colosseo. Era l’ultima Via Crucis di Giovanni Paolo II – sarebbe morto otto giorni dopo – rimasta impressa ai fedeli per l’immagine del Papa polacco ripreso di spalle, aggrappato alla croce, mentre seguiva la celebrazione dalla cappella privata.

Gli abusi sui minori da parte di sacerdoti avevano già investito il Vaticano con la forza di un tornado ancor prima dell’elezione di Benedetto XVI. Già in qualità di prefetto della Dottrina della fede, l’allora cardinale Ratzinger, in accordo con i vescovi americani, modificò il diritto canonico che prevedeva solo la sospensione del prete coinvolto, invece di ridurlo allo stato laicale. Una decisione estrema, per arginare il problema che si diffondeva dagli Stati Uniti all’America Latina fino, ad arrivare in Europa, soprattutto Irlanda, dove le dichiarazioni di molti ragazzi portarono allo scoperto i crimini commessi da alcuni prelati, in alcuni casi coperti dai superiori.

Proprio in occasione dell’incontro con i vescovi della Conferenza episcopale irlandese, il 28 ottobre 2006, parlò di «crimini abnormi», raccomandò di «stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte a evitare che si ripeta in futuro». Anche nel 2008 pronunciò dure parole in occasione del viaggio a Sydney per la Giornata mondiale della gioventù. Nella celebrazione con i vescovi e i seminaristi affermò che «questi misfatti, che costituiscono un così grave tradimento della fiducia, devono essere condannati in modo inequivocabile. Essi hanno causato grande dolore e hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa». Prima di lasciare l’Australia incontrò una rappresentanza delle vittime dei preti pedofili, altre ne incontrò nel 2010 a Malta chiedendo scusa a nome della Chiesa.

Nella lettera del febbraio 2022 ricordò che in tutti gli incontri con le vittime di abusi da parte di sacerdoti, specie quelli organizzati durante i viaggi apostolici, ha «guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa», imparando «a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade».

Oltre alla pedofilia ha dovuto affrontare anche lo scandalo Vatileaks, inchiesta che vedeva il maggiordomo Paolo Gabriele accusato di aver rubato e divulgato documenti riservati. L’uomo fu arrestato il 24 maggio 2012 con l’accusa di furto aggravato e successivamente condannato a 18 mesi di carcere. Il 22 dicembre 2012 Papa Benedetto gli fece visita, lo perdonò e gli concesse la grazia. Ancora, nel 2010 esplose lo scandalo Ior, l’Istituto per le opere di religione, la banca vaticana al centro di una indagine della procura di Roma, successivamente archiviata, per supposta violazione delle norme antiriciclaggio.

Motivo di dispiacere per Papa Benedetto fu anche la decisione, presa suo «malgrado», di rinunciare alla visita alla Sapienza di Roma, prevista per la mattina di giovedì 17 gennaio 2008, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Al Papa tedesco fu preclusa la possibilità di tenere un saluto al termine della cerimonia (inviando comunque il testo preparato), in seguito alle proteste di un ristretto numero di docenti e studenti che chiedevano l’annullamento dell’evento «in nome della laicità della scienza». La diocesi di Roma espresse in quell’occasione «filiale vicinanza» al Papa al quale arrivò anche la solidarietà della politica e di migliaia di fedeli.

2 gennaio 2023