In Siria «un genocidio che non può essere tollerato»

La condanna del patriarca Sako. Appello dei siro-ortodossi ad aprire le case agli sfollati. Monsignor Hindo: politiche occidentali sbagliate

La condanna del patriarca Sako. Appello dei siro-ortodossi ad aprire le case agli sfollati. Monsignor Hindo (Hassaké): politiche occidentali sbagliate

Da una parte la condanna agli «attacchi criminali che hanno colpito i villaggi siri e assiri» così come al «rapimento di persone innocenti e al loro allontanamento forzato dalle priorie case»; dall’altra la richiesta «alle comunità regionale e internazionale di proteggere i civili e di trovare in tempi brevi una soluzione efficace, seria e radicale al problema del terrorismo». Il patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphael I Sako affida a una nota rilanciata da Baghdadhope il suo commento ai recenti attacchi terroristici. «Noi cristiani – scrive – siamo ancora provati da ciò che è successo a Mosul e nella piana di Ninive. Ciò che sta succedendo, che si può definire genocidio, non può essere tollerato. Esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà ai fratelli siri ed assiri e preghiamo Dio Onnipotente perché metta fine alle loro sofferenze ed a quelle delle persone di Mosul e della Piana di Ninive, perché illumini le menti dei terroristi e degli estremisti e mostri loro la retta via, e per il ritorno della pace e della sicurezza nella regione».

Anche la Chiesa siro-ortodossa ha diffuso un appello, anche questo rilanciato dal sito Baghdadhope, ai fedeli emigrati all’estero e che ancora possiedono case a Qamishli, nella provincia siriana di Hasaka, a metterle a disposizione dei cristiani che hanno dovuto abbandonare i propri villaggi nella zona di Khabur attaccati dall’Isis. Migliaia di fedeli siro-ortodossi, è spiegato nella nota, hanno lasciato la Siria già dal 2011, all’inizio del conflitto tra forze governative e forze anti-regime, abbandonando le proprie case senza venderle, sia per il calo dei prezzi sia per la speranza di potervi un giorno fare ritorno. A quei fedeli fa appello la Chiesa ricordando come le migliaia di sfollati che si sono riversati nelle città di Hasaka e Qamishli abbiano bisogno di un tetto e di un posto sicuro.

Parole di condanna rivolte soprattutto a «francesi e statunitensi» che «con i loro alleati regionali hanno favorito di fatto l’escalation dello Stato islamico» arrivano dall’arcivescovo Jacques Behnan Hindo, ordinario dell’arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi in Siria. «Adesso – commenta all’agenzia Fides – perseverano nell’errore, commettono sbagli strategici grotteschi come l’annuncio sui media della “campagna di primavera” per liberare Mosul e si ostinano a interferire con interventi irrilevanti, invece di riconoscere che proprio il sostegno da loro garantito ai gruppi jihadisti ci ha portato a questo caos e ha distrutto la Siria, facendoci regredire di 200 anni». L’arcivescovo conferma che sono tra 120 e 140 i cristiani assiri tenuti in ostaggio dai jiahdisti del Daesh, che «hanno preso pieno controllo dei villaggi sulla sponda occidentale del Khabur». Solo due giorni fa, nel pomeriggio di martedì 24 febbraio, tutti gli abitanti dei 22 villaggi disseminati lungo la sponda orientale sono stati evacuati e più di mille famiglie cristiane assire e caldee sono fuggite verso i centri maggiori di Hassaké, Qamishli, Dirbesiye e Ras al-Ayn. «Fino a ieri sera soltanto ad Hassaké le famiglie di nuovi rifugiati erano più di 950».

26 febbraio 2015