Il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati un anno dopo il naufargio di Lampedusa chiede all’Europa di offrire canali alternativi per entrare in Europa, specie di fronte all’aggravarsi della crisi in Medio Oriente e Nord Africa
A un anno dal naufragio di Lampedusa, il Jesuit Refugee Service (Jrs) chiede all’Europa e alla comunità internazionale di fermare la strage di migranti nel Mediterraneo con corridoi umanitari a guida Onu. Andando nel senso opposto a quello intrapreso con la decisione Ue di sostituire a novembre l’operazione Mare Nostrum con la nuova operazione Frontex Plus.
Più di 140mila le persone salvate in un anno attraverso il pattugliamento del Canale di Sicilia da parte della Marina militare italiana. Ma non basta, incalza il direttore dell’Ong gesuita padre Peter Balleis: «Occorre offrire ai disperati che fuggono dalle violazioni dei più elementari diritti umani, canali alternativi per entrare in Europa». Offrire ai richiedenti asilo la possibilità di trovare rifugio in un luogo sicuro infatti non li costringerebbe a rivolgersi alle reti dei trafficanti senza scrupoli.
«Di fronte all’aggravarsi delle crisi in Medio Oriente e in Nord Africa – gli fa eco il direttore di Jsr Europa padre Michael Schoeps – sigillare le nostre frontiere servirà solo a peggiorare le sofferenze di migliaia di persone innocenti». Insieme all’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, dunque, il Jrs chiede ai Paesi europei di concedere il rilascio ai richiedenti asilo di speciali visti umanitari, oltre alla possibilità di ottenere il ricongiungimento familiare e aumentare le proprie quote di reinsediamento dei rifugiati.
3 ottobre 2014