L’appello di Oxfam: «Pace globale in tutti i Paesi in guerra»

Paolo Pezzi: «Mentre il mondo affronta una terribile pandemia, il commercio e la produzione di armi non si ferma e in molti Paesi si continua a sparare»

È passato un mese dall’appello del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per un “cessate il fuoco globale“, che renda possibile alle organizzazioni umanitarie combattere la pandemia di Covid-19 al fianco dei governi. Eppure in tante parti del mondo si continua a morire, a causa delle guerre e delle violenze. In Yemen, anzitutto, dove nonostante la fragile tregua dichiarata di recente dalle parti in conflitto, continuano gli scontri, dopo 5 anni di guerra e oltre 100mila vittime. Solo pochi giorni fa, riferiscono da Oxfam, i combattimenti tra gli Houti e le forze governative hanno causato decine di morti, mentre si sono verificati bombardamenti anche durante il cessate il fuoco. Ancora, a Gaza, in un clima di continua tensione e insicurezza, si contano già 15 casi di Covid-19, con 70 posti in terapia intensiva per oltre 2 milioni di abitanti intrappolati nella Striscia. In Africa occidentale, l’impatto del coronavirus, combinato con la stagione secca e il conflitto in corso nell’area, potrebbe causare la fame per 50 milioni di persone entro agosto.

Sono solo alcuni esempi, spiega Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, «che evidenziano come la pace in tante regioni del mondo oggi più che mai non sia rinviabile, nemmeno di un giorno. Mentre il mondo affronta una terribile pandemia, il commercio e la produzione di armi non si ferma e in molti Paesi si continua a sparare e a lanciare bombe. Se l’appello delle Nazioni Unite, rilanciato anche da Papa Francesco, non verrà rispettato – riflette -, milioni di persone moriranno con l’arrivo e l’espandersi del virus nelle zone di conflitto». Per evitare che si arrivi a questo, Oxfam insieme ad oltre 70 organizzazioni in tutto il mondo sta lanciando una campagna per un cessate il fuoco globale a sostegno della richiesta delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di spingere tutte le parti a deporre le armi e costruire la pace. L’organizzazione ha in programma di stanziare 100 milioni di euro per la risposta al coronavirus in 50 nazioni in tutto il mondo, tra cui molte zone di conflitto, per soccorrere oltre 14 milioni di persone allo stremo. Parallelamente, in Italia interviene al fianco di ospedali, personale sanitario e Asl.

24 aprile 2020