Mosca: «Mariupol sotto il nostro controllo»
Il presidente russo Putin: «Risparmieremo la vita a chi si arrende». Annullato l’assalto all’acciaieria di Azovstal, dove sono asserragliate le ultime truppe ucraine. Il ministro della Difesa Shoigu: «Tre, quattro giorni per terminare l’operazione nel sito industriale»
La città di Mariupol, a eccezione dell’acciaieria Azovstal, dove sono asserragliate le ultime truppe ucraine, è «sotto controllo russo». La notizia arriva dal ministro della Difesa della Russia Sergej Shoigu e dal presidente Vladimir Putin, che garantisce a chi si arrende di avere salva la vita e di essere «trattato con umanità». Nelle parole del leader del Cremlino, «la liberazione di Mariupol è un successo»: sarebbe la prima grande città ucraina a cadere dall’inizio dell’invasione, il 24 febbraio. Una “vittoria” da presentare alla nazione in vista della festa del 9 maggio, in cui la Russia festeggia la vittoria contro il nazismo nella seconda guerra mondiale. Annullato, dunque, l’ordine di assalto all’acciaieria, per la quale da Mosca arriva comunque l’ordine di continuare l’assedio. La priorità della Russia è salvare la vita delle truppe ma «non deve passare una mosca», avrebbe detto il presidente Putin.
Dal ministro Shoigu sono arrivate anche le cifre della battaglia dell’acciaieria: oltre 4 mila degli 8.100 soldati – tra reggimenti ucraini, battaglioni nazionalisti e mercenari stranieri – presenti a Mariupol al momento dell’accerchiamento russo sarebbero stati uccisi durante la “liberazione” della città; 1.478 si sarebbero arresi. Quindi ha aggiunto che «serviranno ancora 3-4 giorni per completare le operazioni» nel sito industriale di Mariupol, dove si trovano le rimanenti truppe ucraine. Secondo il ministro russo, sarebbero «circa 2mila» i soldati ucraini ancora all’interno. La vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk ha parlato invece di «mille civili e 500 soldati feriti», oltre ai combattenti, chiedendo a Mosca di approntare un corridoio umanitario per permettere sia agli uni che agli altri di uscire da lì. Analoga richiesta è arrivata ieri, 20 aprile, dall’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, nel suo videomessaggio quotidiano. E questa mattina, dopo giorni di tentativi, quattro pullman carichi di civili sono usciti dalla città, ha reso noto il governo ucraino. Un altro tentativo è in programma per le 14 ora locale (le 13 in Italia).
La bandiera rossa sovietica – che fu fatta sventolare sopra il Reichstag di Berlino il 9 maggio 1945, quando i nazisti si arresero ai sovietici – sta iniziando ad apparire in alcune zone occupate dell’Ucraina, in vista della celebrazione del Giorno della Vittoria, il 9 maggio appunto, come riferisce la Cnn. Le truppe russe hanno alzato una grande bandiera rossa a Kherson e Kreminna, occupate dall’esercito di Mosca, così come in cima all’edificio del consiglio regionale nella città di Henichesk, nella provincia di Kherson (Ucraina meridionale). Dall’altra parte della barricata, l’esercito di Kiev parla di «almeno 21mila» morti tra i soldati russi, dall’inizio della guerra. Un dato al quale vanno aggiunto le altre perdite materiali delle truppe di Mosca: 172 aerei da caccia abbattuti, oltre a 151 elicotteri e 166 droni; distrutti 829 carri armati russi, 393 pezzi di artiglieria, 2.118 veicoli blindati per il trasporto delle truppe, 4 sistemi di missili balistici, 136 lanciamissili, 8 navi, 1.508 veicoli, 76 autocisterne e 67 unità di difesa antiaerea. Dati che non trovano conferme ufficiali dal Cremlino. Attualmente, secondo il consigliere del presidente Zelensky Arestovich, sul territorio dell’Ucraina ci sono comunque «circa 90mila» soldati russi e «circa 22mila si trovano lungo i confini, si nascondono tra i cespugli».
Il presidente ucraino Zelensky intanto esprime, «con cauto ottimismo», soddisfazione per il fatto che «i nostri partner hanno iniziato a capire meglio le nostre esigenze. A capire di cosa abbiamo esattamente bisogno. E di quando esattamente ne abbiamo bisogno: non tra settimane o tra un mese, ma immediatamente, in questo momento, mentre la Russia sta cercando di intensificare i suoi attacchi». Il riferimento è all’invio di armi a Kiev da parte dell’Occidente. «Stiamo facendo più del massimo per garantire la fornitura di armi al nostro esercito – ancora le parole del leader ucraino -. Ogni giorno tutti i nostri diplomatici, tutti i nostri rappresentanti e io personalmente lavoriamo 24 ore su 24, sette giorni su sette e attraverso tutti i canali possibili, ufficiali e non, per accelerare la consegna degli aiuti». Il presidente ucraino ha annunciato anche di aver firmato un decreto con cui «203 militari delle forze armate ucraine hanno ricevuto riconoscimenti statali, 49 dei quali postumi».
Si attende per la giornata di oggi, quando in Italia saranno le 15.45, una nuova comunicazione del presidente americano Joe Biden sulla guerra in Ucraina, prima di partire per Portland, in Oregon. Anche i ministri delle finanze del G7 hanno annunciato un impegno, con la comunità internazionale, per un ulteriore sostegno all’Ucraina da più di 24 miliardi di dollari per il 2022 e oltre, aggiungendo che sono pronti a fare ancora di più se necessario. I ministri si sono inoltre rammaricati della partecipazione della Russia ai forum internazionali in corso a Washington, compreso il G20, l’Fmi e la Banca mondiale. «Le organizzazioni internazionali e i forum multilaterali non dovrebbero più condurre le loro attività con la Russia in modo normale», si legge nel comunicato che hanno diffuso.
Per il ministro degli Esteri russo Alexey Polishchuk, la guerra della Russia in Ucraina terminerà quando la Nato smetterà di utilizzare il territorio ucraino per minacciare Mosca, ha spiegato all’agenzia di stampa Tass. «L’operazione militare speciale avrà fine quando i suoi compiti saranno assolti – ha affermato -. Tra questi ci sono la protezione della popolazione pacifica del Donbass, la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, nonché l’eliminazione delle minacce alla Russia provenienti dal territorio ucraino a causa della sua presa da parte di Paesi Nato». Quindi ha aggiunto che l’operazione militare «si sta svolgendo come previsto» e che «tutti i suoi obiettivi saranno raggiunti».
21 aprile 2022