Msf: «Aquarius senza bandiere, costretta a chiudere le operazioni»
Nessuno Stato disposto a sostenere la nave, ferma da due mesi nel porto di Marsiglia. Gabriele Eminente, direttore generale: «È un giorno buio. Vuol dire più morti in mare, morti evitabili che avverranno senza alcun testimone»
Dopo due mesi di stop nel porto di Marsiglia, la nave Aquarius cessa definitivamente le attività di salvataggio in mare dei migranti. Medici senza frontiere e Sos Mediterranee infatti non sono riusciti a trovare un solo Stato disposto a dare la sua bandiera alla nave umanitaria. Per le due ong, «è il risultato della prolungata campagna avviata dal governo italiano e supportata da altri Stati europei per delegittimare, diffamare e ostacolare le organizzazioni umanitarie impegnate a soccorrere persone vulnerabili nel Mediterraneo».
In una nota congiunta, ricordano che «la Aquarius è stata privata due volte della propria bandiera e ha subito assurde accuse di svolgere attività criminali». Intanto, «tra campagne diffamatorie e deliberate manovre contro il diritto internazionale, le persone soccorse si sono viste negare l’accesso a porti sicuri, rifiutare assistenza da altre navi e sono state abbandonate in mare per giorni o settimane».
Dall’inizio delle attività di ricerca e soccorso in mare nel febbraio 2016, la Aquarius ha assistito circa 30mila persone nelle acque internazionali tra Libia, Italia e Malta. L’ultimo periodo di operazioni attive è terminato il 4 ottobre 2018, quando la nave è arrivata al porto di Marsiglia dopo aver soccorso 58 persone. Il direttore generale di Medici senza frontiere Gabriele Eminente parla di «un giorno buio. Non solo l’Europa ha fallito nel garantire la necessaria capacità di ricerca e soccorso – prosegue – ma ha anche sabotato chi cercava di salvare vite umane. La fine di Aquarius vuol dire più morti in mare, più morti evitabili che avverranno senza alcun testimone».
7 dicembre 2018