Perquisizioni in Campidoglio, anche su appalti per il Giubileo

L’intervento della Guardia di finanza nell’ambito di un’indagine della Procura di Roma per corruzione, turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture. Tra gli indagati anche funzionari del Comune. Libera Roma e Lazio: «C’è l’ombra della ‘ndrangheta?»

La Guardia di finanza ha effettuato ieri, 13 novembre, una serie di perquisizioni, anche in Campidoglio, nell’ambito di una indagine della Procura di Roma per corruzione, turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture, nell’ambito di appalti per il rifacimento del manto stradale e che riguarderebbe anche fondi per il Giubileo. Tra gli indagati anche funzionari del Comune. E dal Campidoglio avvertono che «è stata avviata un’indagine interna su tutto il perimetro di Roma Capitale, per verificare gli eventuali affidamenti alle ditte sulle quali la Guardia di finanza ha chiesto approfondimenti al dipartimento Lavori pubblici. Dalle prime risultanze sono emersi affidamenti tutti effettuati attraverso le procedure di legge, compresi alcuni interventi giubilari».

Dal sindaco Roberto Gualtieri, «gratitudine alla magistratura per il prezioso lavoro a tutela della legalità», insieme all’«indignazione per la possibilità che qualcuno abbia commesso irregolarità che non devono sporcare il lavoro per il rilancio di Roma». Su sua disposizione sono stati avviati i controlli sugli interventi realizzati dalle ditte oggetto dell’indagine ed è stata disposta la costituzione di una commissione ispettiva tecnica composta da esperti di lavori pubblici per verificare la corretta esecuzione delle opere.

«Gratitudine al Comando provinciale della Guardia di finanza e alla Procura della Repubblica di Roma per aver smantellato un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e frode sugli appalti del manto stradale a Roma» arriva anche da Gianpiero Cioffredi e Gaetano Salvo, rispettivamente coordinatore di Libera Lazio e referente di Libera Roma. «In attesa che le indagini facciano il loro corso – scrivono in una nota congiunta a commento della maxi inchiesta per corruzione -, ci preoccupa il coinvolgimento di funzionari pubblici del Campidoglio e della società regionale Astral oltre che di uomini infedeli dello Stato in combutta con un imprenditore promotore del sistema corruttivo attraverso un’ampia rete di società le quali erano legalmente rappresentate da prestanome, ma in realtà erano tutte direttamente riconducibili all’imprenditore», sottolineano.

La figura che citano è quella dell’imprenditore Mirko Pellegrini, «che getta ulteriori ombre su l’intera inchiesta. Parliamo – proseguono – di un imprenditore coinvolto nelle inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria “Cumbertazione” e “Waterfront”: in quanto rappresentante legale e socio unico della Edilstrade srl’ avrebbe messo a disposizione la propria impresa per la partecipazione alle gare oggetto di turbativa in Calabria, mettendosi a disposizione, secondo gli inquirenti calabresi, delle esigenze della ‘ndrangheta. I processi che vedono imputato Mirko Pellegrino sono in corso presso il Tribunale di Palmi». Per Cioffredi e Salvo, «tutto ciò pone una domanda: su questa inchiesta si dipana l’ombra della ‘ndrangheta? Riconosciamo alla giunta comunale di Roma le azioni intraprese sui protocolli di intesa sulla legalità e la sicurezza degli appalti pubblici ma occorre approfondire gli spazi di vulnerabilità che nonostante tutto hanno consentito al “sistema Pellegrini” di accaparrarsi illegittimamente risorse pubbliche».

Nell’analisi di Libera, le «numerose inchieste» che dall’inizio dell’anno colpiscono il Paese, sono la dimostrazione che la corruzione è ormai una vera «patologia nazionale», che alimenta sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, disimpegno, astensionismo. «Da Torino ad Avellino, da Bari a Pozzuoli, da Palermo e Catania, da Milano a Roma, nei primi sei mesi del 2024 sono stati un continuo bollettino di “mazzette” con il coinvolgimento di amministratori, politici, funzionari, dirigenti di azienda e imprenditori coinvolti in reati di corruzione, turbativa d’asta e voto di scambio politico mafioso». In 182 giorni, riferiscono, sono 20 le inchieste monitorate, con 11 Regioni coinvolte per reati di corruzione, e 193 persone indagate per reati che vanno dall’estorsione aggravata dal metodo mafioso alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio; dal voto di scambio e al traffico di influenze. Un unico «partito bipartisan delle mazzette, una nuova tangentopoli si espande a macchia di leopardo e sta riportando alla luce un costume culturale e politico corrotto che rischia sempre di più di essere tollerato e considerato normale da una parte rilevante del sistema partitico e imprenditoriale», è la conclusione della nota.

14 novembre 2024