Processo in Vaticano, Becciu: «Difendo il mio diritto all’innocenza»
La dichiarazione spontanea all’inizio dell’udienza sulla vicenda degli investimenti finanziari della segreteria di Stato a Londra. «Ho sempre agito per il bene della Sede Apostolica e della Chiesa tutta»
«Difendo il mio diritto all’innocenza». Lo ha affermato con forza il cardinale Angelo Becciu, nella dichiarazione spontanea rilasciata all’inizio dell’udienza di ieri, 17 marzo, del processo in corso in Vaticano sulla vicenda legata agli investimenti finanziari della segreteria di Stato a Londra. «Nonostante il clamore mediatico – ha aggiunto -, confido nel vostro giudizio terzo e imparziale. Sarà il frutto, ne sono certo, di giustizia: arrivando alla verità con l’esame incontrovertibile dei fatti».
Il porporato ha rinnovato la sua «disponibilità totale a cercare e a dire con voi la verità. Non ho paura di essa – ha proseguito -. Desidero anzi che al più presto la verità sia proclamata. Lo devo alla mia coscienza. Lo devo ai miei antichi collaboratori, a tutti gli uomini della Curia, alle comunità ecclesiali che mi hanno conosciuto come delegato del Papa per la beatificazione di numerosi servi di Dio e nei numerosi Paesi che ho servito nel corso del mio servizio diplomatico. Lo devo ai miei familiari». E ancora: «Lo devo alla Chiesa intera. Lo devo soprattutto al Santo Padre, che recentemente ha dichiarato di credere alla mia innocenza».
Becciu ha richiamato la «forza» e la «trasparenza» della sua coscienza: «Non ho mai voluto che un euro, anzi, un centesimo di cui ho avuto gestione o anche solo conoscenza venisse distratto, mal utilizzato o destinato a fini che non fossero esclusivamente istituzionali. Ho sempre agito per il bene della Sede Apostolica e della Chiesa tutta. Sono stato preceduto da un massacro mediatico senza precedenti – la denuncia -. Presentato come il peggiore dei cardinali. Una campagna violenta e volgare. Accuse di ogni genere con un’eco mondiale. Sono stato descritto come un uomo corrotto. Avido di soldi. Sleale verso il Papa. Preoccupato soltanto del benessere dei miei familiari – ha ricordato -. Hanno insinuato infamie sull’integrità della mia vita sacerdotale, aver finanziato testimoni in un processo contro un confratello, essere addirittura proprietario di pozzi di petrolio o di paradisi fiscali». Il porporato le ha definite «accuse assurde. Incredibili. Grottesche. Mostruose. Viene da chiedersi chi tutto questo ha voluto e a quale scopo – ha continuato -. Certo, contava demonizzarmi e distruggermi. Mi hanno ferito e colpito nel mio essere sacerdotale e nei miei affetti familiari. Ma non mi hanno piegato – ha concluso rivolgendosi al presidente e ai giudici del tribunale -. Sono qui a testa alta. Con la coscienza pulita».
18 marzo 2022