Stress da pandemia e benessere psicologico

Se ne parla nel nuovo numero di “A scuola di salute”, del Bambino Gesù. Focus sui campanelli d’allarme a cui i genitori dovrebbero prestare attenzione

La salute fisica ma anche quella mentale, che nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza conosce anche fenomeni come disturbi del sonno, del linguaggio e dell’alimentazione, deficit di attenzione, atti di autolesionismo e somatizzazioni. Sono gli obiettivi di ogni percorso di cura, specie in una realtà come quella dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, che all’argomento dedica il nuovo numero di “A scuola di salute”, il magazine digitale a cura dell’Istituto per la Salute, diretto da Alberto G. Ugazio, spiegando nel dettaglio le tappe dello sviluppo psicologico e cognitivo analizzando i campanelli di allarme a cui i genitori dovrebbero prestare attenzione.  Sullo sfondo, l’ultimo anno di emergenza sanitaria, «che ha visto il preoccupante aumento dei disturbi legati alla sfera psicologica», riferiscono dall’Ospedale.

Lo conferma anche Teresa Grimaldi Capitello, responsabile della Psicologia clinica del Bambino Gesù: «Il nostro obiettivo, condiviso con i pediatri, è quello di sostenere e tutelare la salute nell’infanzia e nell’adolescenza, accompagnando e aiutando i genitori nello sviluppo e nella crescita dei propri figli e in quei momenti critici tipici, che l’emergenza sanitaria in corso ha amplificato». Il sonno, anzitutto, fondamentale soprattutto per i più piccoli, per il benessere globale della persona. «Tra i campanelli di allarme a cui prestare attenzione – spiegano gli esperti del Bambino Gesù – ci sono le difficoltà del sonno tali da ostacolare la vita del bambino e gli episodi di “terrore notturno” che si ripetono molto spesso nel tempo».

Anche il linguaggio può essere il segnale di problematiche emotive, che si esprimono, ad esempio, con periodi di regressione o balbuzie intermittenti. «È utile contattare il pediatra ed eventualmente fissare una visita specialistica quando il bambino a 18 mesi non indica, non batte le mani, non fa ciao; quando il bambino tra 3 e 6 anni ha periodi lunghi di balbuzie, che non si risolvono da soli e che sono associati ad altri segnali di stress, come i disturbi del sonno. Oppure quando, sempre tra i 3 e i 6 anni, non parla a scuola».  Ancora, il comportamento alimentare, vale a dire «la quantità di cibo, il tipo di cibo e le sensazioni associate al mangiare». Dallo svezzamento all’adolescenza, sottolineano i medici dell’Ospedale pediatrico,  possono verificarsi diversi problemi dell’alimentazione, non ultimo l’aumento di peso causato dalla maggiore sedentarietà e dalla riduzione drastica dell’attività fisica durante la pandemia. «Quando i bambini o i ragazzi decidono per lungo tempo di non mangiare alcuni tipi di cibo ci si trova davanti a un campanello di allarme da non sottovalutare. Anche quando, in adolescenza, si assiste a una modifica molto radicale delle abitudini alimentari i genitori dovrebbero parlarne con il pediatra».

Altro tassello fondamentale: la scuola come luogo non solo di istruzione ma anche di «relazioni, emozioni, curiosità, sfide, frustrazioni e soddisfazioni». L’ultimo anno di didattica a distanza, nell’analisi degli esperti, ha contribuito a «un aumento dei problemi connessi all’attenzione e all’apprendimento scolastico. Si è assistito a una maggiore perdita di interesse per lo studio e a un’emotività che, soprattutto in adolescenza, è risultata più instabile e fonte di disagio psicologico».  E il disagio psicologico ed emotivo in  molti bambini si traduce in un malessere del corpo, «con dolori addominali o emicranie». Altri invece, sia bambini che ragazzi, hanno un «comportamento problematico»: irritazione, rabbia, esplosioni di aggressività. «In questi casi si può parlare di “somatizzazione”. Porre l’attenzione esclusivamente alle possibili cause “organiche” (cioè sui problemi del corpo) può essere fuorviante e portare a molti controlli medici. Controlli che possono a loro volta generare frustrazione e aumentare la preoccupazione dei genitori e dei ragazzi».

Tra i segnali d’allarme messi a fuoco dai medici del Bambino Gesù, infine, l’autolesionismo, vale a dire la tendenza ad «attaccare il proprio corpo procurandosi intenzionalmente dolore fisico e lesioni», attraverso graffi, tagli o bruciature sulla pelle «oppure esponendosi deliberatamente a situazioni di pericolo». Segnali rilevatori possono essere «cambiamenti repentini dell’umore e una particolare riservatezza nel mostrare determinate parti del corpo, anche d’estate».

30 aprile 2021