Unioni civili, per l’Ac il ddl Cirinnà è «da riscrivere»

La presidenza nazionale dell’Azione cattolica interviene sul testo dedicato alle unioni civili. «Una legge va fatta, ma senza ambiguità»

La presidenza nazionale dell’Azione cattolica interviene sul testo dedicato alle unioni civili. «Una legge va fatta, ma senza ambiguità»

Questioni «di grandissima importanza» e «di una delicatezza estrema, perché coinvolgono direttamente gli aspetti più fondanti e decisivi dell’umano, le sue aspirazioni più profonde: il bisogno di amare e di essere amati, il desiderio di vedere riconosciuta la propria identità e la propria capacità di intessere relazioni profonde, l’aspirazione ad avere dei figli». Questi, per l’Azione cattolica, i temi al centro del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, al quale è dedicata la nota diffusa ieri, lunedì 18 gennaio, dalla presidenza, in seguito alla riunione del Consiglio nazionale tenutosi nel fine settimana.

“Una legge da riscrivere”. Questo il titolo della nota, che invita alla cura, alla prudenza e al rispetto, «non solo nelle cose che si dicono, ma anche nei toni, nelle parole e nei gesti con cui ci si esprime. È questo l’atteggiamento che chiediamo di mantenere a chi agisce in campo politico – si legge nel testo -, è questo l’atteggiamento che vogliamo concorrere a costruire nel Paese». A partire proprio da quella pluralità di sensibilità che abita l’Ac e che può «legittimamente» portare a «modi diversi di agire per promuovere i valori che ci accomunano e in cui tutti crediamo saldamente». La legge in discussione infatti riguarda «tutta la società» e ciò che «essa vuole essere. Il suo presente e il suo futuro, il bene di ciascuno e di tutti».

Per l’Azione cattolica, «una legge per regolare le convivenze omosessuali e garantire a esse un riconoscimento da parte dello Stato va fatta. L’ha detto la Corte Costituzionale, ma lo dice soprattutto la necessità di dare una risposta a chi attende da tempo che lo Stato regolamenti in modo specifico diritti e doveri connessi a questo tipo di relazione affettiva, evitando di lasciare campo libero a decisioni creative del potere giudiziario». Quello che l’associazione non condivide è la legge «così com’è stata proposta in Parlamento». Innanzitutto perché «piena di rimandi al diritto matrimoniale: in questo modo, le unioni civili finiscono per essere assimilate nei fatti al matrimonio, malgrado a parole il disegno di legge dica una cosa diversa quando afferma che si tratta di “una specifica formazione sociale”».

L’ambiguità, evidenziano dalla presidenza di Ac, è figlia della necessità di «raggiungere un compromesso tra idee, culture, sensibilità e interessi differenti. Cosa che in democrazia può rivelarsi necessaria, lo sappiamo. Ma siamo anche convinti che non si dovrebbero fare leggi poco chiare, soprattutto su temi così importanti e delicati». La richiesta allora è quella di «cercare un possibile punto alto di sintesi tra le diverse spinte e aspettative, più che un loro semplice giustapporsi». Con uno sforzo maggiore di «ponderatezza, precisione ed equilibrio». L’auspicio è che «il Parlamento si dia il tempo e le modalità necessarie per farlo, con il necessario sforzo di ascolto delle istanze del Paese».

Altro snodo critico del ddl, per l’Azione cattolica, l’itnroduzione della “stepchild adoption”, vale a dire la possibilità per uno dei membri della coppia di adottare il figlio naturale dell’altro. «Siamo convinti che anche questa legge, come ogni legge, deve proteggere innanzitutto i soggetti più deboli, più indifesi, più esposti ai rischi che possono nascere dall’intervenire su una materia così delicata – si legge nel testo -. E questi soggetti sono i figli, i piccoli. Invece, ci sembra che la proposta avanzata sia pensata innanzitutto non per garantire i diritti dei figli, quanto piuttosto per permettere di soddisfare l’aspirazione di genitorialità degli adulti, trasformando così un desiderio in un diritto».

Ancora, «questa legge non ci piace per il modo con cui è stata strumentalizzata, facendola diventare oggetto di battaglie e compensazioni tra correnti e raggruppamenti partitici, secondo logiche e trattative che ben poco hanno a che fare con una materia così decisiva e delicata. Fa molta tristezza vedere una legge così importante ridotta, da una parte e dall’altra, a merce di scambio in vista di appuntamenti elettorali, o di chissà quali altre manovre. Vederla trattata come collante per tenere insieme o raccogliere i cocci di un’alleanza». Per l’Azione cattolica, una legge come questa, «una discussione come questa, deve essere sottratta sia al piano della polemica ideologica sia a quello della piccola lotta di bottega, per essere affrontata sul piano della ricerca autentica, sincera e aperta di possibili punti di incontro tra idee, interessi, visioni dell’uomo e del mondo differenti». Impegno che richiede al Parlamento «un sussulto di coraggio, di saggezza, di senso del bene comune». L’obiettivo: «Trovare una soluzione legislativa che davvero sappia interpretare il sentire profondo degli italiani e ne sappia trarre un punto alto di sintesi. Per il bene di tutti, per il bene di ciascuno».

19 gennaio 2016