Zuppi: «Il contrario del “muro” è imparare a vivere insieme»
Il presidente della Cei intervenuto a Berlino all’Incontro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. «Servono profeti di pace che fanno la storia»
“Nessun muro è per sempre”. Questo il tema del Forum che si è svolto ieri, 11 settembre, a Berlino, nell’ambito dell’Incontro internazionale per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, su “L’audacia della pace”. A confronto sul tema – nel giorno dell’anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono – anche il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi, che ha puntato i riflettori sul «grande inganno» del muro: «L’identità e la sicurezza».
Per il porporato, «un’identità con i muri è fragile, debole, per di più con la globalizzazione è paradossale. E la sicurezza non è mai data dal muro». Al contrario, «un muro è sempre motivo di tanta sofferenza – ha osservato -, perché ci vuole tanto tempo perché un muro cada. Si costruisce in notte, è frutto di tanta fretta per dare risposte immediate e poi si impiegano decenni per liberarci da quel muro che crea prigioni da tutte e due le parti». E che «impedisce il dialogo o lo rende complicato. Rende difficile quello che può essere semplice e dà una falsa sicurezza che diventa ossessione e paura. Ancora non abbiamo capito – ha rilevato il presidente dei vescovi -. Ancora la guerra per risolvere i problemi? Ancora la violenza per trovare le ragioni, ancora i muri per trovare la sicurezza?».
Nell’analisi di Zuppi, «uno degli inganni del muro è che se non c’è il muro, c’è il caos; che il contrario del muro è l’essere vulnerabile. Questo è il grande inganno del muro». Ma, ha ammonito il cardinale, «il contrario del muro non è il caos. Siamo sulla stessa barca, lezione che richiamo di dimenticare facilmente per ritornare alla costruzione di muri. C’è molto da fare, forse dobbiamo fare di più – ha aggiunto quindi rispondendo alle domande -. Perché ci sono i solerti costruttori di muri che riempiono di paure e illudono di poterle vincere costruendo i muri. Il contrario del muro non è il caos, è anzi imparare a vivere insieme e capire la propria identità non perché isolata ma perché la confronto e la vivo insieme agli altri.
In questo quadro, «servono operatori di pace, profeti di pace, audaci costruttori di pace. L’indifferenza e l’abitudine lasciano i muri così come sono e diventano un incentivo per costruirne altri. Non si costruiscono muri, se c’è giustizia, una pratica di fraternità e dialogo». Ancora, «servono profeti che fanno la storia». Serve «il lavoro di uomini e donne di buona volontà che cercano la giustizia, che praticano la fraternità con tutti, che mostrano la possibilità di vivere insieme, che sanno vedere al di là del muro, che non si fanno ingannare dal muro e vivono come se il muro non ci fosse. E quindi lo abbattono. Qualche volta ci vuole molto tempo e molta resistenza». Servono uomini e donne che «non smettono di leggere, di capire, di conoscere, di tessere amicizia e avere come unico interesse la pace. Il cielo non ha muri. Anticipiamo il cielo, ritrovando il gusto di abbattere i tanti muri sulla terra», ha esortato.
Tra le domande finali, inevitabile il riferimento alla missione di pace affidatagli da Papa Francesco, che lo ha già portato a Kiev, Mosca e Washington e presto lo porterà anche a Pechino. Il Papa, ha osservato Zuppi, è «un inguaribile sognatore che non smette di sognare e di spingere affinché la guerra non sia la regola, continuando in tanti modi a spendersi e a cercare di affrontare e risolvere i problemi».
12 settembre 2023