A Roma il Sinodo dei vescovi greco-cattolici ucraini
Presenti 45 vescovi su 55 provenienti da Ucraina, Europa, Nord e Sud America e Australia. Il primate Shevchuk: «Cruciale che il mondo ascolti la vera storia»
Il «Sinodo della speranza». Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kiev, definisce così l’assise che dal 3 al 13 settembre riunisce a Roma 45 vescovi su 55 provenienti dall’Ucraina, dall’Europa centrale e occidentale, dal Nord e Sud America e dall’Australia. A fare da filo conduttore, il tema “L’assistenza pastorale alle vittime della guerra”. Quello che si è aperto nella basilica di Santa Sofia a Roma è infatti il secondo Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina durante una guerra su vasta scala. «Nel contesto attuale, in cui i vecchi imperi si stanno risvegliando e l’aggressore russo conduce una guerra neocoloniale in Ucraina, è cruciale che il mondo ascolti la vera storia dell’Ucraina, così come quella della Russia e dell’Europa orientale – ha affermato il presule nella Divina Liturgia di apertura dell’assise -, non la versione scritta dagli imperialisti colonizzatori, ma la storia raccontata e scritta con il sangue dei popoli privati della propria libertà che, oggi, lottano per il diritto all’esistenza, alla libertà, al loro Stato ucraino, integro e indipendente».
All’assemblea sinodale prendono parte 45 vescovi su 55 provenienti dall’Ucraina, dall’Europa centrale e occidentale, dal Nord e Sud America e dall’Australia, informano dal segretariato di Roma dell’arcivescovo maggiore. Per Shevchuk, è «segno di speranza» l’opportunità, per loro, di incontrare personalmente Papa Francesco. «Sappiamo che il Santo Padre è un grande maestro dell’ascolto e dei gesti – ha osservato -. Egli desidera ascoltare il Sinodo dei vescovi ucraini. Ci ha invitati espressamente a un incontro un’ora prima per dare la possibilità non solo al Capo della nostra Chiesa ma anche a ciascun vescovo della nostra Chiesa di parlare a nome del suo gregge – ha riferito -. E, in quanto maestro dell’ascolto, Egli è pronto ad ascoltarci. E come maestro dei gesti, che a volte possono essere più eloquenti delle parole scritte o lette, credo che ci donerà un gesto di speranza».
Ai presuli riuniti a Roma per il loro Sinodo ha rivolto il suo saluto anche il cardinale preconizzato Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per le Chiese orientali. «Guardando ognuno di voi, vedo nei vostri occhi le immagini di coloro che sono deceduti, che sono stati uccisi, di chi ha sofferto e continua a soffrire sia spiritualmente che fisicamente», ha detto. Quindi, portando i saluti di Papa Francesco, ha assicurato «con fermezza – si legge in una nota del segretariato di Roma dell’arcivescovo maggiore – che l’affetto e l’interesse del Papa per l’Ucraina rimangono costanti e inalterati nel tempo».
Già nunzio apostolico a Kiev nel 2015 – quando è arrivato fino alle zone del conflitto, celebrando anche una Pasqua nel Donbass -, Gugerotti ha descritto la guerra in Ucraina come «atea» e «un assassinio di Dio», poiché «là dove si uccide la vita di un innocente, si uccide anche la presenza di Dio». Ancora, ha assicurato che la Chiesa di Roma e il Papa sono incredibilmente grati alla Chiesa greco-cattolica ucraina per il sacrificio e per tutto l’aiuto offerto per il popolo ucraino: «Voi siete lavoratori instancabili delle opere di misericordia. Il vostro compito è asciugare le lacrime e confortare chi soffre. Questo è il compito del popolo di Dio e di coloro che seguono Dio e lo imitano», ha osservato.
5 settembre 2023