Al via a Trieste il Festival Sabir
Appuntamento dall’11 al 13 maggio, sul tema “Libertà di movimento”. La conclusione con la Marcia contro i muri e per l’accoglienza al confine Italia-Slovenia
“Libertà di movimento”: questo il tema della nona edizione del Festival Sabir, che si apre oggi, 11 maggio, a Trieste, per concludersi sabato 13. Un evento diffuso e uno spazio di riflessione sulle culture mediterranee nei luoghi simbolo dell’Europa, dedicato quest’anno a Omar Neffati, portavoce del Movimento Italiani senza cittadinanza, scomparso prematuramente nel gennaio scorso.
«È la prima volta che il Festival Sabir approda in una città di frontiera come Trieste», ha affermato ieri, 10 maggio, nella conferenza stampa di presentazione Filippo Miraglia, responsabile immigrazione, asilo e antirazzismo di Arci nazionale, che promuove l’evento insieme a Caritas italiana, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi e Carta di Roma, con il patrocinio di Rai per la Sostenibilità, la media partnership della Rai e del quotidiano Primorski dnevnik. «Come sempre – ha aggiunto – partiremo dai dati reali per analizzare molte tematiche legate all’immigrazione, dando voce ai protagonisti, agli operatori e alle operatrici che se ne occupano quotidianamente». Nel dna del Festival infatti c’è proprio l’apertura alle tematiche della solidarietà e dei diritti umani, per riflettere su alternative possibili e pratiche innovative offrendosi come spazio di riflessione, dialogo e testimonianza.
Nell’analisi di Gianfranco Schiavone (Asgi), «Trieste è una città che vive in maniera più acuta le contraddizioni del momento: qui nacque lo Sprar come sperimentazione, c’è una lunga tradizione di inclusione e accoglienza diffusa, ma allo stesso tempo è la città delle forzature estreme e della violazione delle norme – ha aggiunto -. Il tentativo caparbio di riprendere le riammissioni illegali, tutte respinte dalla Slovenia, di persone in cerca di protezione internazionale e i provvedimenti di espulsione dall’Italia, ineseguibile secondo il diritto internazionale, di persone prevalentemente afgane e libiche testimoniano un impulso all’illegalità delle istituzioni cittadine irrefrenabile».
Questo Festival, gli ha fatto eco Michele Piga, segretario generale Cgil Trieste, «rappresenta un’alleanza strategica per il sindacato con il Terzo settore: la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici passa anche dalla difesa dei diritti umani in generale. Sabir – ha rilevato – servirà per riannodare i fili e le relazioni sul territorio triestino in materia di accoglienza diffusa, già sperimentata con successo su tutto il territorio». E di «incontro di culture» ha parlato anche il vicepresidente Acli Antonio Russo. «Trieste – ha detto – ci permette di aprire una riflessione più approfondita sui Balcani. Auspichiamo che la città accolga positivamente questa opportunità e partecipi attivamente alle decine di appuntamenti previsti». Anche perché «in questi tre giorni – ha sottolineato Oliviero Forti, responsabile Politiche migratorie e Protezione internazionale di Caritas italiana – ci potremo confrontare su questioni politiche rilevanti in tema di immigrazione: i corridoi umanitari, il sistema di accoglienza, la gestione delle frontiere». Tanti, ha aggiunto, gli eventi previsti, tra mostre, concerti, film e documentari. «Dare spazio alla cultura – ha osservato – è da sempre un aspetto fondamentale del Festival Sabir».
L’appuntamento di chiusura, sabato 13 maggio, sarà la Marcia contro i muri e per l’accoglienza. «Attraverseremo simbolicamente la frontiera tra Slovenia e Italia a nome di chi non ci sta a costruire un’Europa circondata da muri, ma lavora per un’Europa aperta, solidale e accogliente», ha annunciato Miraglia.
11 maggio 2023