“Amare il mondo appassionatamente”: l’invito di Escrivà
In scena al Campus Bio-Medico l’omelia pronunciata dal fondatore dell’Opus Dei a Navarra nel 1967. Sul palco De Angelis, Marcorè e Tosca. A condurre, Insinna
Fu definita la “magna charta” del cristiano, l’apice dell’insegnamento lasciato da Josemaría Escrivá sulla santificazione della vita quotidiana nella quale «Dio chiama per servirlo nei compiti e attraverso i compiti civili, materiali, temporali». L’omelia “Amare il mondo appassionatamente”, pronunciata domenica 8 ottobre 1967 dal fondatore dell’Opus Dei nel campus dell’università di Navarra a Pamplona, in Spagna, per la prima volta è stata portata in scena venerdì 3 maggio nell’aula magna dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Le parole scandite 52 anni fa da san Josemaría sono state lette da Edoardo De Angelis, Neri Marcorè e Tosca con sottofondo musicale del chitarrista Massimo De Lorenzi.
Lo spettacolo, presentato da Flavio Insinna, è stato arricchito dalla proiezione di video del santo spagnolo e del beato Álvaro del Portillo, primo successore di Escrivá, che ha dato impulso alla realizzazione del Campus Bio-Medico, e dall’esibizione del Magnificat da parte di Tosca. L’audio originale di “Amare il mondo appassionatamente” ha dato il via allo spettacolo catturando l’attenzione di centinaia di persone tra le quali studenti e personaggi del mondo dello spettacolo quali Lino Banfi, Gina Lollobrigida, Massimo Ranieri, Tony Renis e i premi Oscar Francesca Lo Schiavo e Dante Ferretti. Nel buio della sala la voce di san Escrivá ha invitato i cristiani a incontrare Cristo nell’ordinario, «lì dove sono gli uomini vostri fratelli, lì dove sono le vostre aspirazioni, il vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore».
De Angelis, attento «osservatore di quello che dice e scrive Papa Francesco», ha contribuito alla preparazione della rappresentazione teatrale perché «in tempi così difficili» è importante far riemergere temi quali il servizio e l’amore verso il prossimo. La serata ha reso omaggio anche ad Alberto Sordi la cui fondazione, ente sostenitore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, donò otto ettari di terreno a Trigoria sui quali è sorto il centro per la salute dell’anziano. In un video di 25 anni fa il celebre attore romano invitava a ritrovare «sentimenti perduti» come il rispetto, l’altruismo e la solidarietà. A tal proposito De Angelis ha rimarcato che Sordi rimarrebbe «deluso dalla società odierna» ma pur essendo questi «concetti persi, non bisogna arrendersi e ognuno è chiamato a fare nel suo piccolo la propria parte ogni giorno».
Il rettore Raffaele Calabrò ha definito «rivoluzionarie» le parole di san Josemaría che rappresentano uno stimolo per il corpo docente che «investe molto sulla formazione dei giovani non solo per renderli eccellenti professionisti, medici o ingegneri, ma uomini e donne a 360 gradi. Questo messaggio ci incita inoltre a migliorare il principio con cui si fa la ricerca» perché «aiutare gli altri è l’unico modo per dare senso alla propria vita» gli ha fatto eco il presidente onorario dell’università Paolo Arullani. Recentemente nominato ambasciatore dell’Unesco, anche l’attore pugliese Lino Banfi ha ribadito la necessità di parlare di «amore appassionato in un periodo storico disumano», in cui per Insinna è importante «ritrovarsi come Paese». Per l’attore e conduttore televisivo, in una società «così cupa bisogna fare ponti, riscoprire la bellezza di prendersi cura del prossimo comprendendo che per servizio non si intende essere servi ma aiutare. Ogni gesto nell’ordinario può divenire una missione. Deve tornarci la voglia di dare una mano agli altri».
Le parole di san Josemaría invitano a «portare a casa un seme da piantare per la vita quotidiana – ha detto Neri Marcorè -: basta guardare il prossimo con un sorriso per contribuire a cambiare la giornata di una persona. È importante riscoprire l’accoglienza e sentirsi parte di una comunità a prescindere dalla fede in cui si crede». Riferendosi all’omelia del fondatore dell’Opus Dei, si è detto particolarmente colpito del richiamo alla realtà. «Oggi – ha spiegato – abbiamo la tendenza di vivere due vite, di separare il reale dal sogno e rimandiamo al futuro ciò che non riusciamo a realizzare nel presente, vivendo così una realtà diversa da quella che immaginiamo, mentre la felicità è oggi».
6 maggio 2019