De Donatis: in Russia «un’accoglienza straordinaria»

Concluso il pellegrinaggio dei presbiteri della diocesi, con alcuni vescovi. Parla di «viaggio storico» padre Marani, che l’ha guidato con Michelina Tenace

«Abbiamo ricevuto un’accoglienza straordinaria, un’accoglienza che ci ha fatto sentire a casa. La frase che più volte abbiamo sentito è: “Ritornate, perché questa è casa vostra”». Il cardinale vicario Angelo De Donatis racconta così il pellegrinaggio in Russia dei sacerdoti della diocesi, organizzato dall’Opera romana pellegrinaggi, che si è concluso venerdì scorso, 3 maggio. «Un viaggio storico» lo definisce padre Germano Marani, gesuita, docente al Russicum, che ha guidato gli oltre cento partecipanti insieme a Michelina Tenace, docente alla Gregoriana. Tra visite e incontri, spettacoli e preghiera, il gruppo ha trascorso tra Mosca e dintorni cinque giorni intensi. Ad aprirli, la mattina del 30 aprile, la Messa presieduta dal cardinale vicario nella cattedrale dell’arcidiocesi cattolica intitolata all’Immacolata Concezione; tra i concelebranti i vescovi ausiliari Di Tora, Libanori, Selvadagi, Palmieri; ancora, l’arcivescovo Marini, presidente del Pontificio Comitato per i congressi eucaristici internazionali, e l’arcivescovo Mani, emerito di Cagliari.

«Qui chiediamo al Signore la grazia di poter fissare lo sguardo verso il Risorto – ha detto De Donatis nella prima omelia in Russia -, perché scopriremo la vera qualità dell’amore, quell’amore che comunica la vita, quell’amore che si abbassa, che si umilia per condividere il cammino e le sofferenze dell’uomo. Non dimentichiamo che l’Innalzato è il Disceso. In questa Eucaristia vorrei chiedere questo dono per tutti noi, il dono dell’umiltà: l’Innalzato è il Disceso. I padri russi hanno sempre avuto a cuore questa dimensione dell’umiltà perché è quella virtù che più ci fa assomigliare a Cristo. Non dimentichiamo che l’umiltà è sorella gemella della carità».

Tra i momenti più significativi del pellegrinaggio, l’incontro con monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca. «Dall’incontro con la gente vedo una tentazione, un virus latente riconducibile agli anni del comunismo: è un sentimento di scetticismo nei confronti del futuro. Assieme a ciò, il desiderio di affidare questo futuro a qualcuno o a qualcosa che possa mettere ordine», ha detto il presule al gruppo romano, ricevuto giovedì sera. Toccante pure la testimonianza di padre Alexey Uminsky, incontrato mercoledì: «Avere un Vangelo in periodo sovietico era impossibile – ha raccontato -. Lo lessi solo alla fine degli anni ’70. Allora nell’Unione Sovietica esistevano solo i Vangeli portati di nascosto dai cattolici. Io ebbi il Vangelo solo per una notte. Poi dovetti restituirlo. Ma quello che ho potuto leggere in quella notte, lo lessi. Quella notte pensai che un libro così l’uomo non può pensarlo da solo, perché è scritto contro ciò che è confortevole per l’uomo».

6 maggio 2019