Annessione delle regioni ucraine, Putin: «È la volontà di milioni di persone»

Il discorso ufficiale del presidente della Federazione russa, nel pomeriggio del 30 settembre. Scaglione al Sir: «Il rischio atomico cresce e crescerà ancora di più con l’inasprimento della crisi in Russia»

Dopo i referendum – che l’Occidente definisce «farsa» -, la firma dei decreti, quindi, nel pomeriggio del 30 settembre, il discorso ufficiale del presidente russo Vladimir Putin: le quattro regioni di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia sono parte del territorio russo. «È la volontà di milioni di persone, Kiev la rispetti», il monito di Putin. Un discorso, il suo, nel quale non è mancato il riferimento alle bombe atomiche sganciate dagli Usa sul Giappone al termine della seconda guerra mondiale. Questo, insieme alla mobilitazione annunciata nei giorni scorsi, sono «fattori della degenerazione del conflitto», commenta all’agenzia Sir Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca per famiglia cristiana.

Nell’analisi di Scaglione, «il rischio atomico cresce ma crescerà ancora di più con l’inasprimento della crisi nel Paese. Una volta che torneranno dal fronte le bare, non dei volontari ma dei richiamati, cosa succederà in Russia? Da quando ha annunciato la mobilitazione, Putin ha perso sei punti di gradimento – riflette -. Come reagirà Mosca a quello che succederà in Russia? Se ci fossero forti contestazioni, il Cremlino potrebbe avere la tentazione di usare le atomiche tattiche. Siamo in un paradosso rischiosissimo, perché se le cose vanno male per la Russia vanno peggio per noi».

Ancora, nel suo discorso il presidente russo ricorda spesso – e a tratti anche con nostalgia – l’Unione sovietica. Al tempo stesso, chiede di terminare la guerra, sebbene, alle sue condizioni. «Ha fatto un accenno ai negoziati ma il problema è cosa intende negoziare», prosegue ancora Scaglione, dubbioso sulla possibilità di una reale apertura. «Credo poco nel negoziato – spiega al Sir – perché non credo nella volontà della Russia di arrivarci. Ma credo anche che gli ucraini non abbiano alcuna intenzione di negoziare, almeno adesso che sul campo di battaglia stanno ottenendo risultati positivi».

Nel fiume di parole di Putin anche i riferimenti ai danni inferti al gasdotto Nord Stream, che ritiene un chiaro sabotaggio dell’Occidente. Per il giornalista, «è possibile che sia stato così: con il sabotaggio, la Russia ha perso delle infrastrutture strategiche costate anni e soldi. Ha perso il collegamento economico energetico con la Germania, che era uno dei suoi punti di forza, e di fatto oggi se si vuole portare il gas russo in Occidente non può più aggirare l’Ucraina. Se si fa un mero calcolo basato sul cui prodest – osserva – viene naturale che non siano stati i russi. Se invece è stata la Russia, dobbiamo tenere in conto che è riuscita a mettere degli ordigni nel Mar Baltico che è di fatto uno dei cuori pulsanti della Nato».

Pessimismo, da parte di Scaglione, sulla possibilità di mettere fine alla guerra. «C’è stato un momento all’inizio quando una trattativa era possibile – commenta -. Ora non più, sia per il comportamento della Russia sia per quello dell’Occidente. Putin vuole andare avanti».

3 settembre 2022