Il ciborio di San Giovanni e le memorie del Trecento
Dalla trascuratezza dell’esilio avignonese all’incendio del 1308, a cui seguì il restauro parziale e poi totale dell’antica sede papale
Nei tempi dolorosi dell’esilio avignonese dei Papi la basilica di San Giovanni in Laterano era abbandonata, la lontananza del Papa aveva lasciato nella trascuratezza la cattedrale di Roma. Nel 1308 un incendio provocò gravi danni e l’evento fu considerato un segno e un ammonimento nei confronti della città di Roma e dei suoi abitanti. Fu in quegli anni che Santa Caterina da Siena cominciò a esortare il Papa affinché in nome di Dio tornasse a Roma. Urbano V comprese l’importanza della sua presenza nell’urbe al di là di ogni convenienza politica, tornò e volle restaurare la cattedrale ormai fatiscente ricostruendo il ciborio distrutto. Gregorio XI, suo successore, proseguì i lavori e restaurò l’intera basilica donandole quella bellezza che meritava la sede papale. Il ciborio di Giovanni di Stefano fu inaugurato nel 1370 e in esso furono inseriti i preziosi reliquiari dei Santi Pietro e Paolo e nell’altare la tavola su cui celebrò San Pietro. Nei secoli successivi furono apportati altri cambiamenti ma ancora oggi si erge come una teca preziosa per l’altare e le reliquie degli apostoli, testimone della storia dolorosa e insieme gloriosa della città e del suo vescovo.
25 giugno 2007