Caduta del muro di Berlino, Sassoli: «Non dimenticare la lezione della storia»
La commemorazione del 30° anniversario, in apertura della plenaria dell’Europarlamento, a Bruxelles, il 13 novembre. Il presidente tedesco Schauble: «Il cammino dell’Ue non può essere fermato»
Anche il Parlamento europeo ha ricordato i 30 anni dalla caduta del muro di Berlino. Lo ha fatto il presidente David Sassoli, aprendo ieri pomeriggio, 13 novembre, la plenaria, a Bruxelles. Accanto a lui, il presidente federale tedesco Wolfgang Schauble. «Trent’anni fa la Germania e l’Europa vivevano una delle pagine più importanti e significative della loro storia recente. Dopo decenni di sofferenza la ferita lacerante della divisione della Germania e dell’Europa trovava la sua ricomposizione attraverso la caduta del suo simbolo più evidente ed odioso – ha ricordato Sassoli -. Finalmente il muro cadeva sotto la spinta di migliaia di donne e di uomini ansiosi di riconquistare la propria libertà e la propria dignità dopo anni di oppressione e di privazione dei propri diritti fondamentali». Il successo di quella notte, ha aggiunto, «fu il frutto della determinazione di milioni di cittadini europei dell’Est che pacificamente, senza alcuna violenza ma solo attraverso la forza delle proprie ragioni furono in grado di liberarsi del giogo cui per decenni erano stati sottoposti. È anche al coraggio di quei cittadini europei che oggi desidero rendere omaggio».
Nelle parole del presidente del Parlamento europeo, spazio anche ai ricordi personali. «In quei giorni – ha riferito – ero tra quei giovani e ricordo la felicità incontenibile, gli abbracci, le lacrime, lo sguardo incredulo dei Vopos che vedevano il loro mondo sbriciolarsi alla stessa velocità con cui il Muro si disfaceva sotto i colpi dei picconi». E ancora, «ricordo bene anche la consapevolezza ben radicata in tutti noi di vivere un momento unico ed irripetibile della storia che finalmente chiudeva una pagina buia fatta di oppressione, di lutti e di annullamento della libertà e ne apriva un’altra, carica di ottimismo e di speranza per il futuro».
A trent’anni da quei fatti, è la riflessione di Sassoli, «possiamo dire che quell’entusiasmo e quella speranza non sono stati traditi: se l’Europa in cui viviamo oggi è un luogo migliore lo dobbiamo all’Unione europea ed alle conquiste che ha saputo ottenere. Lo voglio dire con chiarezza – ha continuato -: la democrazia europea, i valori ed i principi su cui essa si basa purtroppo non sono irreversibili. Per questo è necessario l’impegno e la determinazione di tutti noi a loro difesa. Si tratta di una lotta che dobbiamo condurre giorno per giorno. Senza sosta». Quindi il monito: «Da testimone di quei giorni straordinari a Berlino non posso non guardare con grande preoccupazione al ritorno, in Europa, di fantasmi che credevamo morti e sepolti sotto il peso della storia», le parole di Sassoli, con lo sguardo ben fisso sul presente. «È con incredulità ma anche con immensa rabbia che ci troviamo a constatare come il demone dell’antisemitismo torna ad affacciarsi in Europa».
Il presidente dell’assise europea ha ricordato «i purtroppo numerosissimi episodi della storia recente europea. Penso ai tragici fatti di Halle, alla profanazione del cimitero ebraico di Randers, in Danimarca, e alle minacce di cui è stata fatta oggetto in Italia, la senatrice Liliana Segre, cui va il mio caloroso e riconoscente saluto». Per Sassoli, il risorgere dell’antisemitismo «è il frutto anche della rinascita dei nazionalismi, della xenofobia, del razzismo, del rifiuto di tutto ciò che è diverso da noi. Questi fenomeni sono anche il terreno di cultura del terrorismo che minaccia l’Europa e il mondo intero con atti di violenza. Siamo costretti a confrontarci quotidianamente – ha concluso – rispetto ad ingerenze che cercano di minare, in forme diverse, le nostre conquiste e la sicurezza dei cittadini europei. Dobbiamo essere uniti per rispondere a questi attacchi e rafforzare la nostra unione mettendo in sicurezza i nostri confini». Spesso «mi chiedo come sia possibile oggi per un cittadino europeo dimenticare la lezione della storia del nostro continente e dei nostri padri. Una storia ricca di pagine gloriose ma anche di sofferenze e di orrori come quelli che evocavo poco fa». La risposta offerta da Sassoli, con il pensiero rivolto soprattutto ai giovani, è «la necessità di insistere sulla conoscenza e sul ricordo».
Degli eventi di 30 anni fa ha parlato a Bruxelles anche il presidente federale tedesco Wolfgang Schauble. «L’anelito alla libertà – ha sintetizzato – fu più forte del muro. L’Europa dell’est si liberava dal dominio comunista». Le nazioni fino ad allora sottoposte al regime sovietico «ritrovavano libertà e indipendenza e, assieme ad esse, la democrazia, lo stato di diritto, i diritti fondamentali, l’economia di mercato». Un processo sicuramente «non preparato, inatteso per certi aspetti», è l’analisi del Capo dello Stato tedesco, che «però ha permesso di riunire 500 milioni di cittadini d’Europa. Noi ancora oggi dobbiamo rendere omaggio al coraggio di tante persone che avviarono una rivoluzione pacifica».
Schauble ha ricordato i movimenti intellettuali come Carta 77 in Cecoslovacchia, il sindacato Solidarnosc in Polonia, «l’elezione del Papa polacco Giovanni Paolo II». E ancora, i tanti movimenti civili nei Paesi del Patto di Varsavia, «la catena umana nei Baltici», la «coraggiosa apertura delle frontiere dell’Ungheria». Il «coraggio dei pochi» sollecitò «le manifestazioni popolari» fino al 9 novembre 1989, quando «la gente attraversava il muro, a Berlino, si abbracciava, ritrovava i propri cari». Ma il ricordo del presidente è andato anche alle oltre 100 vittime, donne e uomini, uccisi nel tentativo di superare il muro e a tutti coloro che persero la vita e la libertà a causa dei regimi dell’est comunista.
Da ultimo, una riflessione sull’oggi di «noi cittadini dell’Unione europea», che «viviamo in uno spazio di libertà, democrazia e diritti. Possiamo decidere come vivere, possiamo esprimerci liberamente, abbiamo diritti garantiti. Noi tedeschi sappiamo bene – le parole di Schauble – che questo si deve anche ai fatti dell’89 e che abbiamo ora un grande spazio di libertà in cui condividiamo gli stessi valori. Il cammino dell’Ue non può essere fermato». E ancora: «L’Europa è un luogo in cui vale la pena vivere, attraente, spesso invidiato». Ma il processo di integrazione è sottoposto a rischi: «Ogni processo democratico è faticoso. La libertà non è un valore fine a se stesso, non va data per scontata e deve portare a uguaglianza e fratellanza». I rischi da cui guardarsi, per il presidente tedesco: il «nuovo nazionalismo» e l’«individualismo». Quindi il ricorda delle sfide che l’Europa ha dinanzi a sé: Brexit, guerre alle frontiere orientali, un «ordine internazionale instabile», e poi «le migrazioni, il cambiamento climatico, la sicurezza, la fame in tanta parte del pianeta». Sfide che «richiedono risposte globali, cui l’Europa può contribuire, purché i Paesi membri cooperino tra loro». Quindi la conclusione: «Dobbiamo vincere le nostre paure e la mediocrità. I grandi cambiamenti, come la caduta del muro, sono possibili se noi lottiamo insieme con coraggio» per ottenerli.