Camilla e Carlo Acutis, storia di un’amicizia “speciale”

Romana, 17 anni, della parrocchia di San Gaetano, ha scoperto il giovane beato quasi per caso. «Non sono stata io a cercarlo, io sono stata trovata da lui»

Quando nel 2006 il beato Carlo Acutis è morto, Camilla Marzetti aveva solo 3 anni, perciò «abbiamo condiviso un pezzo di vita ma senza sapere l’uno dell’esistenza dell’altra». Tuttavia, ciò che conta è che «dopo siamo diventati amici e sono felice ora di vederlo “esplodere al mondo”, crescendo da venerabile a beato e, ne sono certa, diventerà santo». Studentessa del quarto anno del liceo classico Tito Lucrezio Caro, 17 anni compiuti lo scorso giugno, Camilla è una ragazza come tante, che coltiva il suo sogno per il futuro: «Fare la sceneggiatrice e l’attrice». Come molte adolescenti, pur avendo ricevuto un’educazione cattolica dalla famiglia, «con una mamma catechista con una grande fede», e avendo frequentato da sempre con il fratello maggiore la parrocchia di San Gaetano, nel quartiere Fleming, con l’inizio della scuola superiore e una raggiunta maggiore sensazione e voglia di autonomia, Camilla nel 2018 vive un periodo «di rifiuto, non riconoscendo Dio quale punto centrale della mia vita», quasi animata «dal desiderio di staccarmi dall’immagine che mamma voleva per me, come per non darle una soddisfazione».

Così, quando proprio dalla madre viene invitata a prendere parte ad un incontro diocesano organizzato dall’Ufficio per la pastorale giovanile a Velletri, partecipa controvoglia, «certa fino all’ultimo che avrei trovato un modo per liberarmi, anche solo con la scusa delle due interrogazioni fissate per il giorno seguente». É in quel contesto che «Carlo mi ha presa per i capelli e ha cambiato tutto – racconta -. Non sono stata io a cercarlo, io sono stata trovata da lui». Partecipando a una delle attività previste per i giovani, infatti, Camilla rimane colpita da una foto, affissa su un pannello insieme ad altre. «Erano tutti giovani santi, beati o martiri – ricorda – e mi colpì Carlo perché mi ricordava un mio ex compagno di classe e perché era carino: la sua, ora lo so, è la bellezza della santità».

Al ritorno dall’incontro, la giovane racconta alla madre di quella fotografia e riferisce il nome del ragazzo, che «avevo voluto ricordare assolutamente, infatti avevo fatto un’associazione di idee con la geometria e l’angolo acuto». La mamma, «che insieme a quella di una mia amica a quel tempo pregava perché ci riavvicinassimo alla vita della Chiesa» – sono ancora le parole della ragazza -, probabilmente intravedendo una feritoia o una scintilla, «mi comperò pochi giorni dopo la biografia di Carlo». Da allora tutto cambia per Camilla, che scopre nel giovane beatificato lo scorso 10 ottobre ad Assisi e citato come modello di santità giovanile da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica post-sinodale “Christus vivit” «un amico e un fratello maggiore».

Qualche mese dopo quel primo inaspettato incontro, Camilla si reca nel cimitero di Assisi, dove Carlo Acutis, morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, aveva chiesto di essere sepolto. «Proprio lì – racconta – ho avuto il primo segno della sua vicinanza. Avevo con me la sua biografia e aprendola a caso, cercando una risposta alle mie domande sul mio futuro e sulla fattibilità di intraprendere con coerenza la strada dell’arte e del cinema, mi sono ritrovata al capitolo dedicato a “Carlo regista”». Il giovane nato in Inghilterra ma vissuto a Milano, infatti, si è dedicato molto all’uso dei mezzi di comunicazione, convinto che debbano essere utilizzati quali strumenti di evangelizzazione e catechesi.

In tante altre occasioni Camilla ha chiara la percezione di «avere Carlo accanto a me», non solo durante la preghiera o l’adorazione eucaristica, «che lui prediligeva e considerava la sua autostrada per il Cielo», ma anche nel quotidiano. Di questo speciale legame instaurato con Carlo, Camilla ha raccontato alla mamma di Acutis, che ha potuto conoscere il 6 aprile 2019 ad Assisi, in occasione della traslazione del corpo nella chiesa di Santa Maria Maggiore, Santuario della Spogliazione. «Lei mi ha detto che Carlo deve volermi davvero un gran bene per avermi cercata in questo modo».

Questo, tiene a sottolineare, «non implica nulla di straordinario ma è il frutto, semplicemente, dell’aprire il cuore a Dio e alla fede e vorrei che tutti i miei coetanei, che spesso rifiutano di credere o se ne vergognano, potessero sperimentarlo». La giovane studentessa confessa che un tempo era «restia a condividere la mia esperienza mentre ora utilizzo i miei canali social per comunicare quello che provo e che vivo perché è una cosa troppo bella per non condividerla».

26 ottobre 2020