Capaci, 27 anni fa la strage
L’impegno a non disperdere la lezione di Falcone. Il sindaco Orlando: «Palermo è cambiata». Il presidente della Camera Fico: «Un Piano Marshall contro la mafia»
Il 23 maggio di 27 anni fa Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo, e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo furono uccisi dall’esplosione di una tonnellata di tritolo sull’autostrada che stavano percorrendo per tornare a Palermo. «Siamo qui per ricordare che Palermo è profondamente cambiata e per dire grazie a chi, in tempi terribili, ha creduto nella lotta alla mafia, quando lo Stato aveva il volto illegale e chi combatteva Cosa nostra era considerato un bersaglio è un isolato», ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al porto del capoluogo siciliano, in attesa dei 1.500 studenti che arriveranno a bordo della Nave della legalità, salpata ieri, 22 maggio, da Civitavecchia, per commemorare le vittime della strage di Capaci. Per il presidente della Camera Roberto Fico, serve un importantissimo «Piano Marshall per dire definitivamente basta alla mafia. Oltre alla repressione, che lo Stato fa in modo puntuale e straordinario grazie a magistratura e forze dell’ordine che fanno un lavoro eccezionale, dobbiamo arrivare immediatamente con la formazione, le scuole e gli assistenti sociali – ha aggiunto -. Dobbiamo andare nei quartieri difficili a riprenderci quei ragazzi che non vanno a scuola e che finiscono nelle mani della mafia».
Il ricordo di Magistratura democratica. «L’operato di Giovanni Falcone offre ancora oggi importanti spunti di riflessione. Per diversi anni fu giudice civile e quell’esperienza fu decisiva per innovare la modalità di coordinamento delle indagini da giudice istruttore prima e da pubblico ministero poi. Grazie alla sua capacità di progettare l’attività investigativa da una prospettiva diversa, valorizzò il lavoro di gruppo, il costante scambio di informazioni nell’ufficio e tra uffici, la specializzazione che affina le conoscenze; ma si convinse anche della necessità di un esercizio prudente e attento dell’azione cautelare e di quella penale. Insomma, ricordare Giovanni Falcone obbliga a confrontarsi con il suo stile professionale che mal si concilia con gli slogan del populismo penale, con le teorie cospirative, con la paura della complessità. Mille chili di tritolo hanno aperto un voragine e quella voragine ci ha privato di persone di valore. Speriamo che l’attenzione alla complessità e il senso profondo della giustizia che ispirarono l’attività di Giovanni Falcone continuino a orientare i nostri comportamenti. Allora potremo dire davvero che non sono morti invano».
Le attiviste e gli attivisti siciliani di Amnesty International Italia organizzeranno laboratori partecipativi sui difensori dei diritti umani: donne e uomini che, proprio come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e anche Paolo Borsellino – vittima di un altro attentato di mafia neanche due mesi dopo quello di Capaci – dedicano la propria vita alla protezione e alla difesa dei diritti umani, pagandone spesso le estreme conseguenze. «Nel nostro Paese decine di persone vivono sotto scorta a causa del loro impegno in favore dei diritti, della giustizia, della legalità. Tra loro, ricordiamo anche gli oltre 20 giornalisti minacciati per aver esercitato il diritto alla libertà di stampa. Né l’Italia né il resto dell’Unione europea, dove negli ultimi 20 mesi sono stati assassinati quattro giornalisti, sono un luogo sicuro per i difensori dei diritti umani», ha dichiarato Chiara di Maria, responsabile di Amnesty International Sicilia. Durante la giornata sarà inoltre possibile firmare gli appelli di Amnesty International e ricevere materiale di informazione e sensibilizzazione sui diritti umani e sulle iniziative presenti sul territorio.
Torna “Capaci di crescere”. Nel Polo educativo Villa Fazio, bene sottratto alla mafia nel cuore di Librino (Catania), studenti, organizzazioni e “testimonial di legalità” uniti nel riaffermare i valori della legalità, della lotta alle mafie, di partecipazione civica, cittadinanza attiva e protagonismo giovanile. L’evento, che ha il patrocinio della Fondazione Falcone, è promosso da Fondazione Ebbene, Consorzio Sol.Co., Associazione C’era Domani Librino, in collaborazione con l’Istituto Regionale di Istruzione Secondaria Superiore “Francesca Morvillo”, e nella scorsa edizione ha coinvolto più di 300 ragazzi. «“Capaci di Crescere nasce non soltanto per ricordare chi ha perso la vita nella lotta alle Mafie – spiega Edoardo Barbarossa, presidente della Fondazione Ebbene – ma è un’occasione per educare i giovani e la comunità in genere al valore della legalità intesa come unico strumento di sviluppo».
Ancora, su Twitter la segretaria generale della cusl Annamaria Furlan scrive: «Non bisogna mai disperdere la lezione del giudice Falcone: senza legalità non c’è sviluppo, lavoro, progresso civile per il Sud e per tutto il Paese».
23 maggio 2019