Centro Astalli, inaugurata la nuova mensa
Il vicario De Donatis: «Continuare a seminare questi semi di speranza e a moltiplicarli come comunità, istituzioni, Chiesa». Senza «rinchiuderci nei nostri bisogni ma aprendoci a quelli degli altri»
Il 18 dicembre si celebra la Giornata internazionale del migrante, istituita nel 2000 dalle Nazioni Unite. Per l’occasione questa mattina al Centro Astalli sono stati inaugurati i nuovi locali della mensa per i richiedenti asilo e rifugiati. A due passi da piazza Venezia, il Centro, gestito dal Servizio dei Gesuiti per i rifugiati-JRS, accoglie in media 300 richiedenti asilo e rifugiati che ogni giorno accedono alla mensa. Lo scorso anno ha permesso a 20mila migrati di accedere anche al servizio docce, all’ambulatorio e al servizio di orientamento socio-legale.
All’inaugurazione erano presenti monsignor Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti e Luigi Abete, presidente di BNL. La ristrutturazione dei locali della mensa è stata infatti possibile grazie al contributo di BNP Paribas che l’ha sostenuta nell’ambito del progetto internazionale “Support to refugees” avviato nel 2016 per sostenere le organizzazioni umanitarie che offrono assistenza ai richiedenti asilo e rifugiati. I lavori sono stati realizzati anche con il sostegno della Fondazione BNL, che rinnova il suo impegno al fianco del Centro nelle opere di riqualificazione.
Per monsignor De Donatis è stato come «un ritorno a casa» dopo 14 anni di permanenza nella parrocchia di San Marco e ha ribadito che il Centro «da’ tanta fiducia ai ragazzi che arrivano in Italia e nel contesto del Natale diventano segno della presenza del Regno in mezzo a noi. Occorre continuare a seminare questi semi di speranza e a moltiplicarli come comunità, istituzioni, Chiesa». A chi gli domandava se la città possa fare di più nei confronti dei tanti poveri che dormono in strada anche in queste notti di freddo il vicario ha risposto che tutti possiamo fare di più in questa situazione e che «non dobbiamo rinchiuderci nei nostri bisogni ma aprirci a quelli degli altri». Ricordando che il Centro è già stato visitato da Papa Francesco, De Donatis ha proposto a padre Ripamonti di invitarlo nuovamente per mostrargli la nuova mensa.
La mensa del Centro Astalli è da oltre 30 anni il cuore dell’associazione e ha rappresentato la prima tappa e un importante punto di riferimento per tanti rifugiati giunti da poco tempo a Roma, accolti sempre con calore e con un sorriso da numerosi volontari tra studenti universitari, pensionati e religiosi. Donne e bambini entrano senza fare la fila mentre gli uomini, che sono la maggioranza, aspettano il loro turno fuori dalla porta verde. Il pranzo, preparato senza utilizzare carni di maiale e alcol nel rispetto degli ospiti di religione musulmana, che rappresentano il 75% circa, viene servito dalle 15 alle 17. Dal 2015 la mensa è aperta anche la mattina per la prima colazione e per permettere ai senza fissa dimora di fare una doccia e di passare le ore centrali della giornata al riparo dal freddo dell’inverno o dall’eccessiva calura estiva.
Grazie a questo ampio lasso di tempo in cui è possibile accedere ai servizi, la mensa è frequentata oltre che da nuovi arrivi anche da chi vive in strutture fuori Roma e che, dovendo passare molte ore in città per questioni burocratiche, per cercare lavoro o per motivi di studio, continua a mangiare alla mensa di via degli Astalli: un luogo familiare in pieno centro, comodo per tutti gli spostamenti. «Questo luogo è diventato casa per tante persone in termine di legami, affetto, fiducia, per chi ha dovuto abbandonare la propria casa – ha spiegato padre Ripamonti -. È un seme di umanità che va curato e difeso perché è baluardo contro ogni forma di intolleranza più o meno manifesta». Ad esempio, è stato una casa per Sussy, rifugiata del Camerun, che non ha scelto di venire in Italia ma è stata costretta. «La mia vita e quella di mia figlia erano in pericolo – ha raccontato -. Lei è rimasta in Nigeria e io sono arrivata in Italia da sola e la mia prima casa è stato questo posto. Grazie al Centro ho imparato che la casa non è fatta di mura ma di persone».
Presente all’inaugurazione anche l’assessore capitolino alle Politiche sociali Laura Baldassarre. «Roma – ha affermato Baldassarre – vuole essere città dell’accoglienza». Ora però «c’è bisogno dell’aiuto di tutti per creare comunità solidali in Italia e in Europa, dove si assiste sempre più spesso a gravi episodi di violenza e intolleranza».
Nel 2016 si è rivelata preziosa la collaborazione con il Banco Alimentare, che garantisce pasta, latte e cibi a lunga conservazione. Durante l’anno, grazie alle collaborazioni con l’Elemosineria Apostolica della Santa Sede e con l’Emporio della Solidarietà della Caritas diocesana di Roma, è stato possibile distribuire anche cibi freschi come frutta, verdura e latticini. Nel lungo corridoio della mensa poi, oltre a consumare un pasto caldo, grazie alla presenza di operatori legali, medici e volontari i rifugiati possono ricevere un primo orientamento utile a muovere i primi passi in Italia.
Per Abete, l’aver contribuito alla realizzazione dei nuovi locali rappresenta uno dei casi in cui «essere un grande gruppo non è un problema ma una opportunità anche sul piano della solidarietà e per noi è una grande soddisfazione. Non è solo un atto di carità ma un investimento culturale».
18 dicembre 2017