Conclusa la visita di Gallagher in Ucraina
L’incontro con gli sfollati, con i vescovi e con le autorità. Le tappe nei luoghi dei massacri di civili. Il bilancio del nunzio Kulbokas: «Nei luoghi della sofferenza per cercare le direttrici della pace»
Toccare con mano, ascoltare le voci, percepire l’atmosfera di un Paese fortemente ferito dalla guerra. Ma anche riflettere insieme agli alti funzionari del governo ucraino quali possono essere «le direttrici della pace» e il ruolo della Santa Sede. Si è conclusa sabato 21 maggio la visita di quattro giorni in Ucraina del segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati Paul Richard Gallagher. A stilare un bilancio del viaggio è l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico a Kiev. Lo abbiamo raggiunto mentre ha appena lasciato a Leopoli il rappresentante vaticano ed è di rientro in macchina nella Capitale. Il nunzio ha accompagnato Gallagher nel suo viaggio da Leopoli a Kiev. Giorni intensi dove il “ministro degli Esteri” di Papa Francesco ha avuto la possibilità di parlare con gli sfollati, visitare i luoghi dei grandi massacri di civili – Bucha, Irpen, Vorzel -, confrontarsi con i vescovi delle Chiese latina e greco-cattolica e parlare con le autorità del Paese. A Kiev, il segretario vaticano ha avuto incontri con il primo ministro, con il capo dell’amministrazione presidenziale e con il ministro degli Esteri.
Monsignor Kulbokas, che importanza ha avuto la presenza di monsignor Gallagher in Ucraina?
L’importanza è molteplice. La visita di Gallagher è innanzitutto un grande segno di vicinanza della Santa Sede verso il popolo ucraino. Questa visita inoltre ha permesso a monsignor Gallagher di toccare con mano, vedere con gli occhi e sentire l’atmosfera che si vive qui, percepire lo spirito con cui si vive la situazione, sia nei suoi aspetti negativi ma anche nei suoi aspetti positivi. Mi diceva l’arcivescovo che ha visto tanti segnali di speranza, anche nei luoghi distrutti dove già si comincia a ricostruire e riprendere la vita. Vedere questo è incoraggiante. Ma ha potuto toccare con mano anche gli aspetti negativi, e cioè la sofferenza e la drammaticità della situazione. Un altro aspetto importante sono stati gli incontri con alti ufficiali del governo per riflettere insieme con loro quale direttrici loro vedono e quale apporto la Santa Sede può dare, sia nella ricerca della pace, sia nel campo della futura ricostruzione.
Cosa chiedono le autorità politiche alla Santa Sede?
Senza entrare nei dettagli, ci sono varie richieste. Si chiede sempre un sostegno morale. Un’altra cosa che si chiede alla Santa Sede è di essere pronta a una eventuale mediazione. Gli ucraini hanno chiesto tante volte e lo hanno ripetuto. Chiedono che la Santa Sede possa eventualmente fare da facilitatore per i negoziati, se anche l’altra parte, la Russia, accettasse. Da parte della Santa Sede c’è questa disponibilità ma questo si fa quando entrambe le parti lo chiedono, non una sola. C’è poi la direttrice delle questioni umanitarie. Si è parlato di alcune questioni umanitarie in cui l’Ucraina ha bisogno dell’appoggio della comunità internazionale e in particolare della Santa Sede. Sono questioni difficili e molto complicate, diverse e complicate, ma l’aiuto è richiesto. E poi la questione che riguarda la ricostruzione del Paese, il supporto che si può dare. E infine ringraziando la Santa Sede per la collaborazione che c’è già in campo sanitario, in particolare attraverso l’Ospedale Bambino Gesù, chiedono che si prosegua in questo aiuto perché è importante assistere i bambini, soprattutto quelli che hanno difficoltà a curarsi in Ucraina adesso.
Cosa ci può dire della possibilità di un viaggio di Papa Francesco in Ucraina?
Le autorità hanno ripetuto questo invito a Papa Francesco di visitare il Paese. Tutto ciò che le autorità hanno detto e hanno chiesto, sicuramente Gallagher lo riferirà al Santo Padre.
Cosa ha rappresentato per lei questa visita?
Per me è stata una visita molto importante. È stata, anche dal punto di vista psicologico e spirituale, un grande incoraggiamento. È importante che il mio diretto superiore abbia potuto vedere come è la realtà perché questo facilita molto il lavoro.
È chiaro – e Gallagher lo ha ribadito più volte – che Papa Francesco e la Santa Sede stanno facendo grandi sforzi per la pace. Ma la pace è ancora possibile?
Questa è una grande questione. Non so se qualcuno ha la risposta. Che cosa possiamo fare? Che cosa dobbiamo ancora fare per avvicinare la pace? È una grande domanda che rimane. (M. Chiara Biagioni)
23 maggio 2022