Contro l’anoressia, “Felicemente imperfette”

La giornata al Bambino Gesù, con il documentario di Maite Carpio Bulgari. Sintomo sempre più precoce. La psichiatra Zanna: «Si può guarire del tutto»

Giornata di informazione al Bambino Gesù, con il documentario diretto da Maite Carpio Bulgari. Sintomo sempre più precoce. La psichiatra Zanna: «Si può guarire del tutto»

Il volto segnato da occhiaie profonde e corpi troppo magri: le ragazze colpite dall’anoressia non sorridono. Sono loro le giovani protagoniste del documentario “Felicemente imperfetta”, proiettato, ieri, 2 dicembre, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Diretto da Maite Carpio Bulgari, il lavoro è stato presentato all’interno di un pomeriggio dedicato all’informazione sul disturbo alimentare che colpisce un numero crescente di ragazzi e ragazze. Solo nel 2014 il Bambino Gesù ha registrato 230 nuove diagnosi di anoressia nervosa, un terzo in più rispetto al 2013.

L’appuntamento si è aperto con il saluto della presidente del Bambino Gesù Mariella Enoc e del direttore scientifico Bruno Dallapiccola. Moderato da Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico, l’incontro ha dato spazio ai racconti di Valeria Zanna, psichiatra del Bambino Gesù esperta in disturbi del comportamento alimentare; di Federico Vigevano, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione; dello chef Marco Pasquali e di Ilaria Caprioglio, avvocato, scrittrice ed ex modella che ha vinto la sua personale battaglia contro l’anoressia.

La regista ha tenuto a sottolineare il suo coinvolgimento nel racconto: «L’ho vissuto in prima persona, come madre di una bambina che ha sofferto di anoressia. Si parla molto poco di questa malattia e quando ti colpisce non sai da dove cominciare». Realizzato all’interno del Day Hospital di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù, il documentario dà voce alle ragazze che hanno intrapreso il loro cammino di guarigione, insieme ai loro genitori, parte integrante del recupero. Non sono come ci si aspetta. L’ossessione è il peso, ma il problema estetico manifesta un bisogno più profondo di cure: è «un sintomo», spiega Zanna, presente anche lei nel documentario. L’anoressia esprime non solo il disagio della persona malata, ma di tutta la famiglia: «So che è il mio male di vivere che le ha fatto male», racconta nel video una madre tra le lacrime.

Tra le malattie psichiatriche l’anoressia è la sindrome con il più alto tasso di mortalità: 1,8% in età infantile, 10% in età adulta. «Il cibo è vita, e io mi sono tolta la vita» dice nel documentario Ilaria, una ragazza in cura. La malattia colpisce tra lo 0,2 e lo 0,8% dei bambini e ragazzi in età pediatrica. Nel 95% dei casi si manifesta tra i 12 e i 17 anni, ma l’esordio è sempre più precoce. L’eccessiva esposizione attraverso i social network, le tendenze alimentari che prendono vita da convinzioni sbagliate o semplici mode, hanno reso più difficile il rapporto con il cibo, alla base il consumismo. «Oggi c’è un esasperato concetto di bellezza e di perfezione – ha commentato Caprioglio -. Nel mondo della moda c’è una drastica riduzione delle taglie e una richiesta di corpi sempre più acerbi. Le aziende chiedono baby modelle, stiamo assistendo a un’adultizzazione precoce delle nostre bambine, si chiama age compression. Il mondo del marketing ormai si indirizza al bambino con le stesse modalità con cui si indirizza all’adulto, per fidelizzare al marchio quanto prima».

Molte sono le cause che predispongono a questa malattia: fattori genetici, tendenza al perfezionismo, attitudine al controllo ossessivo e fattori familiari. Il Bambino Gesù porta avanti un programma che non si limita a riavvicinare le ragazze al cibo ma attraverso il sostegno psicologico invita genitori e pazienti a mettersi in discussione. Come ripete la dottoressa Zanna, «si può guarire del tutto».

3 dicembre 2015