De Donatis ai sacerdoti: «Il nuovo anno ci trovi più ricchi di Dio»
La lettera del vicario ai presbiteri e ai diaconi della diocesi, in occasione dell’apertura dell’anno pastorale, con gli incontri nei vari settori con i vescovi ausiliari
«Dopo i mesi estivi, forse anche tu ti senti ricco di tanti incontri, di tante esperienze vissute, eppure allo stesso tempo ti senti più povero, riconoscendo che tutto è riposto in Dio. Essere poveri per il cristiano significa infatti essere persone di speranza: solo il povero spera. Chi ha risolto tutto si aspetta solo che le cose non cambino, per non dover mettere in discussione le conquiste». All’inizio dell’anno pastorale, il cardinale vicario Angelo De Donatis scrive ai sacerdoti e ai diaconi della diocesi di Roma, mettendo al centro l’atteggiamento di fiducia in Dio, proprio di chi è “povero”. «Da povero – scrive – attendo con fiducia l’avvento di Dio e del suo Regno, certo che come Lui è presente nell’oggi della mia esistenza, lo sarà anche domani. Noi non speriamo che Dio ci aiuti, ma speriamo in Dio che ci aiuta. La differenza non è da poco».
Sta qui il radicamento di una fede capace di farsi speranza. «Riconoscendomi limitato e mancante davanti alla precarietà che ci circonda tutti – sono ancora le parole del vicario del Papa -, scopro di avere bisogno che il Padre mi soccorra ancora con la sua Provvidenza. Il povero è il cristiano che non ripone la sua certezza nelle cose che già ha, ma aspetta dalle mani del Signore l’essenziale che spera. L’oggi è fluido, il domani di Dio è certo». Una questione che, per i presbiteri, «tocca certamente la gestione delle risorse – riconosce De Donatis -, la condivisione con i bisognosi, ma, a un livello più profondo, interpella il nostro essere uomini: più andiamo avanti con l’età, infatti, e più vediamo che ci vengono meno alcuni affetti o le cose a cui teniamo maggiormente, forse anche a livello pastorale. A volte – prosegue – i trasferimenti da un incarico all’altro sono per noi una verifica di ciò che è veramente essenziale, di ciò che si può lasciare e ciò che va portato. Arriverà infine anche per noi l’ora in cui saremo costretti alla più assoluta povertà, quando moriremo».
Al presbiterio romano De Donatis indica anche la strada da seguire: «Se rimetti il tuo sguardo con intensità su quello del Signore Gesù, che fissa con amore ogni uomo, come fece con il giovane ricco, desidererai essere povero – osserva -. Egli da ricco che era si è fatto povero, per arricchire noi con la sua povertà. Ogni giorno, quando celebri l’Eucaristia, nel pronunciare le parole: “Questo è il mio corpo, dato per voi”, entra di nuovo nei suoi sentimenti – è l’invito -. Nell’Eucaristia siamo chiamati ad accettare una spogliazione personale i cui contorni a volte non ci sono chiari, ma che certamente ci condurrà fino all’atto supremo del morire con Cristo. Siamo pochi, a volte stanchi, posti davanti all’incertezza e a problemi che non potevamo prevedere fino a qualche anno fa, e a cui forse non siamo stati nemmeno formati – riconosce -; ma siamo sempre il dono che Dio gradisce. Siamo coloro che Cristo ha scelto per condurre il suo gregge verso la Vita in questo momento, in questa nostra diocesi».
È Cristo, assicura il porporato, che «ci rende degni pur sapendo di non esserlo, anche se insufficienti, limitati, poveri per confidare solo in Dio, fratelli tra fratelli chiamati a vivere solo per Lui e per la gente. Non dobbiamo aver paura di essere poveri – prosegue -: se siamo onesti e ricolmi di speranza il Signore farà passare il tempo della siccità, come al tempo di Elia». L’augurio allora è che «il nuovo anno, che entra nella fase sapienziale del cammino sinodale, ci trovi più poveri, più essenziali, più ricchi di Dio, come i discepoli di Emmaus, ripieni dello stupore di quell’Incontro».
Da ultimo, l’invito a «rimeditare la lettera che il nostro vescovo Papa Francesco ci ha inviato nel mese di agosto» e il ricordo dell’appuntamento con le assemblee di avvio dell’anno pastorale, in programma nei settori, come già lo scorso anno, «per dare la possibilità a un maggior numero di persone di poter partecipare. «Maria, Salus Populi Romani, ci metta alla scuola della povertà del Figlio e ci doni un cuore umile, coraggioso, pieno – è l’augurio finale -. È lei, come scrisse Dante, “di speranza fontana vivace”».
2 ottobre 2023