I sacerdoti stranieri, testimoni della «missione come reciprocità»

All’Urbaniana il primo raduno regionale. Il vescovo Viva (Missio Lazio): «Ricchezza pastorale per la Chiesa in Italia». Albanese (diocesi di Roma): «Dono della fede»

Un presbiterio multietnico è ricchezza culturale e spirituale per la comunità che lo accoglie, per la Chiesa e per la società. In 190 diocesi italiane, sulle 227 totali, operano sacerdoti stranieri. Presbiteri e religiosi provenienti soprattutto da Africa, Asia e America Latina, che sono «una risorsa, un grande potenziale per l’evangelizzazione, una ricchezza pastorale per la Chiesa in Italia», ha detto vescovo Vincenzo Viva, presidente di Missio Lazio, aprendo i lavori del primo raduno regionale dei sacerdoti non italiani in servizio pastorale nelle diocesi del Lazio svoltosi oggi, 2 ottobre, nell’aula magna del Pontificio Collegio Urbano. I sacerdoti stranieri rappresentano una realtà «numerosa e crescente» nelle nostre comunità, ma nonostante questo, ha proseguito, è una dimensione «a volte non sufficientemente compresa dalle diocesi italiane. Anche il popolo di Dio può avere l’impressione che i presbiteri non italiani siano tappa buchi per mancanza di vocazioni». È quindi importante lavorare, perché si tratta di «una realtà preziosa che va compresa meglio», ha concluso il presule.

Ringraziando i sacerdoti per la loro missione, l’arcivescovo Emilio Nappa, presidente delle Pontificie opere missionarie, li ha invitati a cooperare anche per «valorizzare e rafforzare gli strumenti che diffondono le best practice» come l’Agenzia Fides, l’agenzia di stampa delle Pontificie opere missionarie. Tutto, infatti, «concorre al bene di coloro che hanno Dio nel cuore e che devono farlo conoscere al prossimo – ha aggiunto -. Questa è la missione». Essere missionari oggi, ha spiegato il vescovo Riccardo Lamba, referente, per la diocesi di Roma, per l’ambito della Chiesa ospitale e “in uscita”, significa «ricominciare ogni giorno nel cammino dell’accoglienza e della cooperazione missionaria». Motivi di studio, servizio pastorale, missionari fidei donum o incardinati in Italia: sono tante le ragioni che hanno condotto i sacerdoti stranieri nelle diocesi del Lazio, «uno straordinario capitale del quale deve esserci maggiore consapevolezza e con il quale dobbiamo camminare insieme», ha aggiunto padre Giulio Albanese, direttore dell’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese della diocesi di Roma.

Definendoli «modelli testimoniali per le giovani generazioni» e «dono della fede delle Chiese sparse nel mondo», padre Albanese, che per anni ha fatto esperienza missionaria in Africa, ha spiegato che i presbiteri stranieri in Italia sono «testimonianza del fatto che la missione oggi è sempre più intesa come reciprocità, come cooperazione tra Chiese, per cui ogni Chiesa particolare è una comunità che invia e che riceve allo stesso tempo». All’inizio del mese missionario e alla vigilia dell’apertura del Sinodo, l’incontro ha voluto accendere i riflettori sul fatto che anche grazie ai sacerdoti stranieri «la missione conosce oggi un movimento pluridirezionale» ma in alcuni casi ha un limite temporale, ha riflettuto padre Albanese, perché «nel codice di diritto canonico attualmente vigente, la legittimazione della “transmigratio” è stata presentata come forma di cooperazione missionaria dei presbiteri, attraverso la temporaneità del servizio, non contrapponendosi così allo spirito missionario, ma corrispondendo alle necessità dell’attività missionaria di oggi, come stimolo alle diocesi a inviare proprie forze locali a sostegno di altre comunità particolari».

In ultimo padre Giulio ha rimarcato che «accogliere nelle diocesi laziali presbiteri dall’estero, e non inviarne altrettanti dall’Italia, non è un criterio equo di accoglienza». I fidei donum italiani, infatti, sono meno dell’1% dell’intera popolazione sacerdotale italiana, ha osservato don Federico Tartaglia, direttore di Missio Santa Rufina. Da don Denis Malonda, direttore di Missio Tivoli, l’invito ad «armarsi di amore passionale per la Chiesa e per Cristo. Questo è il fondamento della missione».

2 ottobre 2023