Famiglia e tv, nuova responsabilità sociale
Un manifesto per chiedere maggior attenzione ai valori della famiglia. Elisa Manna (Censi): «Occorre ri-alfabetizzazione. Una sorta di Manzi 2.0»
Presentato un manifesto per chiedere maggior attenzione ai valori della famiglia. Elisa Manna (Censi): «Occorre ri-alfabetizzazione. Una sorta di Manzi 2.0»
Più che un documento, un manifesto, una ferma volontà di riaffermare la bellezza della famiglia naturale con una nuova responsabilità sociale che passa attraverso la tv di Stato. Parole messe nero su bianco da un gruppo di associazioni tra cui il Moige, il Forum cultura pace e vita, Fism e Forum delle associazioni familiari; parole racchiuse in un documento presentato ufficialmente ieri, 13 aprile, in un convegno organizzato presso la casa Bonus Pastor, a Roma.
«La domanda a cui rispondiamo è: quali contenuti un servizio pubblico televisivo deve utilizzare per legittimare il suo ruolo? Il documento che abbiamo preparato – spiega Elisa Manna, responsabile cultura del Censis e membro del consiglio pastorale diocesano – sottolinea diversi aspetti, tra cui la condivisione, il rispetto dell’opinione dell’altro, il dialogo senza esasperazione. Come il servizio pubblico ha unito il Paese nel dopoguerra – dice – così oggi serve una nuova alfabetizzazione, una sorta di Manzi 2.0, per ricostruire una condivisione e una coesione sociale che è andata disgregandosi».
«La famiglia tradizionale è raccontata sempre meno – afferma Gianfranco Noferi, del Forum cultura, pace e vita -; molte famiglie non si riconoscono nello stereotipo del “politicamente corretto” e vorrebbero chiedere al mondo della comunicazione più attenzione e aderenza a quella che è la loro realtà. Inoltre – continua – oggi ci troviamo di fronte ad una grande emergenza educativa e, la grande sfida a cui ci affacciamo è unire il mondo dei media, l’associazionismo familiare e la formazione destinata ai più giovani».
Sotto accusa quindi la qualità del servizio pubblico e le sue ricadute sociali. «È sbagliato affermare che in Rai non ci siano programmi di qualità – afferma Elisabetta Scala, vice presidente del Moige -: lo spazio per la famiglia c’è ma spesso essa non viene presentata nel modo giusto. Un esempio recente, è la fiction “Una grande famiglia” in onda in questi giorni, dove c’è un grande mix di emozioni ma non c’è l’amore, perno portante della vera famiglia. Se questa parola deve essere vista come una scatola vuota dove inserire di tutto e di più allora no, la famiglia naturale non si sente rappresentata. Volgiamo esserci – conclude – perché i media influenzano anche i nostri figli; vogliamo esserci per dare vita ad una collaborazione costruttiva».
La presentazione del lavoro fatto dalle associazione cade proprio nel momento della riforma del sistema radiotelevisivo pubblico. «Una coincidenza – ammette Sergio Bernardini, coordinatore del Forum cultura, pace e vita -. Tutto è nato da un incontro sulla comunicazione avvenuto al teatro Argentina, lo scorso anno. Da lì, ci siamo resi conto che le famiglie erano state abbandonate dal servizio pubblico perché rappresentate poco e male e, soprattutto, non erano coinvolte nella stesura dei palinsesti o nella qualità dei servizi erogati». Per il vescovo Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, che ha introdotto i lavori, «è necessaria una grande opera di sensibilizzazione, perché le famiglie possano trovare, nella tv pubblica, un alleato in grado di affrontare le difficoltà che incontrano quotidianamente, in particolare sul tema dell’educazione e della formazione dei figli».
Da questa presentazione nasce un tavolo di lavoro e confronto non solo sul ruolo del servizio pubblico ma, più in generale, sul rapporto tra media e famiglia: «Mi piace l’idea di un’agenzia culturale che opera con famiglia, media e scuola – afferma Francesco Belletti, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari -. Sono proprio le famiglie le destinatarie del prodotto televisivo; appoggiandole, si da sostegno al loro importante progetto e si restituisce loro un ruolo attivo nel servizio pubblico televisivo».
14 aprile 2015