I segni e l’annuncio: la sfida del Giubileo
A un mese dall’apertura della Porta Santa, l’arcivescovo Fisichella fa il punto sulle attese, attraverso il filo rosso della speranza. E parla di un annuncio che «ha bisogno di essere tangibile, non restare teorico». Il 20 dicembre l’apertura di piazza Pia
All’indomani della celebrazione dell’VIII Giornata dei poveri, l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto della sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del dicastero per l’Evangelizzazione, sottolinea la presenza di una povertà spirituale accanto a quella materiale e l’intreccio, inscindibile, tra preghiera e carità. «Sono due momenti complementari nel loro rapportarsi con l’immagine reale dei poveri», spiega, evidenziano la «doppia dimensione» della preghiera: «Non si può voltare lo sguardo davanti ai poveri ma non si può voltare nemmeno davanti a Dio».
Nel suo messaggio il pontefice ricorda che i poveri sono portatori di speranza. Questo ci conduce al Giubileo ormai imminente: cosa significa per una società in cui dilagano consumismo e edonismo?
La speranza è un richiamo fondamentale nella vita dei cristiani e certamente con maggior intensità in coloro che sono privi di tutto. Il Papa in Evangelii gaudium ricorda che la prima povertà è quella spirituale. La speranza è attesa; a volte, come dice l’Apostolo, attesa impaziente dell’incontro col Signore. Ma ha anche un duplice senso: l’impazienza di incontrare i poveri nelle nostre giornate per avere in loro un incontro personale con Cristo, come pure far crescere la speranza in un futuro migliore.
È appena uscito il suo libro “Il Giubileo della speranza”, in cui ripercorre segni antichi e nuovi dei Giubilei. Un invito a non rimanere con le braccia conserte e a rendere il Giubileo un evento attuale. Come si concretizza questo invito?
Prima di tutto in quello che il Santo Padre dice nella sua bolla di indizione “Spes non confundit”. La speranza è annuncio, è uno dei contenuti fondamentali del Vangelo, che va annunciato, perché non dimentichiamo che Gesù è la nostra speranza e quando annunciamo la speranza annunciamo che il Signore Gesù è in mezzo a noi. Però l’annuncio ha bisogno di essere tangibile, non rimanere un contenuto teorico. I segni, quindi, diventano espressione concreta di come l’annuncio sia vero, talmente vero che si può toccare con mano. Penso che sia la grande sfida del Giubileo. Posso fare un esempio. Nella Giornata dei poveri, il Papa ha benedetto 13 chiavi che sono un progetto di speranza in tanti Paesi per altrettante famiglie che torneranno ad avere una casa. Così l’annuncio diventa visibile. Quando si parla dei poveri annunciatori di pace, di essere aperti alla vita, dei giovani, degli anziani, dei profughi, dei malati, tutto ciò obbliga il credente a prendere sul serio le testimonianze di vicinanza e solidarietà, ad esprimere la capacità di rendere presente la speranza.
A poco più di un mese dall’apertura della Porta Santa sono ancora tanti i cantieri aperti a Roma. Come prosegue la collaborazione con governo e Comune?
È già fissata la data ufficiale per l’apertura di piazza Pia, il 20 dicembre. È l’opera più significativa del Giubileo 2025 e darà il via alla chiusura di molti altri cantieri per consentire non solo a pellegrini e turisti ma anche ai romani di ritrovare la propria città più vivibile e bella.
Sta riscuotendo un grande successo la serie di eventi “Giubileo è cultura”. Il prossimo sarà l’esposizione della Crocifissione Bianca di Chagall. Se lo aspettava? E che ne pensa il Papa?
Mi fa piacere che finora la parte culturale abbia avuto un grande riscontro di partecipazione ma vorrei sottolineare che sono eventi che abbiamo cercato di allestire per consentire un momento di contemplazione. I contenuti proposti sono di alto livello spirituale, per questo diventano cultura, permangono nel tempo e continuano a suscitare interesse. Il Papa ama in modo particolare l’opera di Chagall e posso dire che è felice che arrivi a Roma e sia esposta per consentire a centinaia di persone di ammirare un dipinto che considera una sintesi dell’opera della salvezza.
20 novembre 2024