Il dramma della guerra e «la “sfida” del servizio al prossimo»
Al centro della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, la veglia ecumenica presieduta dal vescovo Lamba. L’omelia affidata al pastore valdese Garrone (Fcei): «Tutti siamo sospinti a guardare ognuno alla propria infedeltà e chiamati a imparare la strada della conversione»
Tra i momenti centrali della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – che si concluderà il 25 gennaio a San Paolo fuori le Mura con la celebrazione dei vespri presieduta da Papa Francesco, nella festa della conversione dell’Apostolo -, la veglia ecumenica diocesana che si è tenuta ieri sera, 19 gennaio, nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, presieduta dal vescovo Riccardo Lamba, delegato per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Il tema di quest’anno è tratto da un versetto di Isaia: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia”.
Costantemente presente il dramma della guerra: nelle preghiere, negli interventi, nel canto della corale di bambini ucraini “Liberton”. E nel gesto di carità finale: una colletta, come ha spiegato il parroco don Antonio Fois, destinata alla popolazione ucraina in questo gelido inverno di morte. «Troppa violenza e profonde divisioni sono cresciute attorno a noi e in noi», ha detto Lamba nel saluto introduttivo. «La guerra è realtà terribile che ferisce i popoli e uccide gli innocenti. Sentiamo con dolore le nostre omissioni. Chiediamo perdono. Si dilati il nostro sguardo agli angoli della terra che chiedono di essere illuminati dalla speranza». All’incontro di preghiera hanno partecipato anche il vicegerente della diocesi di Roma Baldo Reina, ausiliare per il settore Ovest; il vescovo Rami Alkabalan della Chiesa cattolica siro antiochena; il vescovo Siluan dei Romeni Ortodossi; l’arcivescovo Ian Ernest, direttore del Centro anglicano di Roma; il rettore di Santa Sofia degli ucraini e i rappresentanti di diverse Chiese cristiane e comunità ecclesiali presenti nella Capitale.
Il pastore Daniele Garrone, biblista valdese e presidente della Fcei (Federazione delle Chiese evangeliche in Italia) non ha potuto tenere l’omelia perché bloccato dal Covid e così il suo intervento è stato letto dal pastore valdese Marco Fornerone. Nel suo testo, Garrone ha parlato di «una prima, duplice lezione: ad agire bene, a fare bene, si impara; non viene spontaneo, è la conseguenza di una scelta». E poi «il “bene” non ha nulla di astratto, non può essere scambiato con la ricerca di una integrità personale che ci renda giusti. Il criterio della giustizia e del bene è il prossimo». Non è mancata una stoccata ai responsabili politici: «Il versetto dice anche, nella nostra traduzione, “soccorrete l’oppresso” – ha aggiunto -. Si può anche intendere come “mettete in riga l’oppressore”. Forse Isaia aveva meno paura delle conseguenze politiche del suo messaggio di quanta ne abbiamo noi nelle nostre prediche».
Nel libro del profeta «viene presa di petto la grande tentazione della religione: viverla come una sfera indipendente da ciò che succede intorno a noi e da quello che noi facciamo. Anzi, il pensiero che noi possiamo, con le nostre prestazioni, in qualche modi metterci a posto, diventare giusti». Garrone ha poi proseguito affermando che «la scelta di questa pagina di Isaia è una sorta di pugno nello stomaco, per noi che ci siamo riuniti proprio per celebrare insieme – Chiese diverse – il Signore che tutti ci chiama e che vogliamo servire». E ancora: «Se pensiamo che l’ecumenismo sia il paziente soppesare elementi comuni e differenze, enfatizzando i primi e minimizzando il peso degli altri, quest’anno è come se fossimo tutti sospinti a guardare ognuno alla propria infedeltà e tutti chiamati a imparare la strada della conversione. Noi che vogliamo servire Dio, veniamo rimandati al servizio del prossimo. È questa la sfida spirituale ed ecumenica della settimana di quest’anno. A noi il compito di raccoglierla».
Durante la veglia ci sono state anche tre testimonianze. Quella di Anna Jabbour, giunta in Italia due anni fa con il marito Shoubi e la figlia Pamela grazie ai corridoi umanitari, in fuga dall’inferno di Aleppo e da una guerra che «non riesco a spiegare quanto è stata orribile e difficile». Stefania Tallei, della Comunità di Sant’Egidio, ha raccontato la sua esperienza di volontaria nelle carceri, storie di amicizia in quello che ha definito «un abisso di dolore inimmaginabile». Infine, Maria Elena ha toccato il tema della cura del creato.
20 gennaio 2023