Il quartiere Pinciano in preghiera per Nereo
La veglia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio nella basilica di Santa Teresa d’Avila, a pochi metri dal luogo dove il 73enne senza dimora è stato ucciso da un’auto pirata, il 7 gennaio
Stampata in bianco e nero la sua foto sorridente collocata sull’altare, di tanti colori diversi i fiori deposti come omaggio alla sua memoria al crocicchio dove viveva da anni. Nereo Gino Murari, il 73enne senza dimora ucciso da un’auto pirata all’alba di lunedì mattina, 7 gennaio, nel quartiere Pinciano, è stato ricordato ieri sera, mercoledì 9, con un momento di preghiera nella basilica di Santa Teresa d’Avila, a corso d’Italia, a pochi metri dal luogo dell’incidente mortale.
Organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, i cui volontari operano anche in questa zona portando un pasto caldo e visitando i clochard ogni mercoledì sera, la veglia è stata presieduta da don Fernando Escobar, uno dei sacerdoti della Comunità. «La morte improvvisa e ingiusta di Nereo – ha detto commentando il brano evangelico di Matteo relativo al vegliare per non essere colti incautamente dal ladro – ci ha sorpreso ma ci ha anche risvegliato, ricordandoci la fragilità della vita e ammonendoci: occorre vegliare di più sulla vita di tante persone che sono esposte alle difficoltà, alla prepotenza e ai pericoli della strada». Ricordando poi la giovialità e la dignità del senza dimora, ha aggiunto: «Nessuno è mai anonimo agli occhi di Dio: quella di Nereo è stata una vita piena, come ricordava lui stesso raccontando esperienze, incontri e del lavoro di carpentiere svolto con passione in Italia ma anche in Russia e in Africa. Una storia sacra come ogni storia umana».
Tanti gli abitanti e i lavoratori della zona che gremivano la chiesa e ben conoscevano il clochard di origini venete che da più di vent’anni si era trasferito nella Capitale. «Qui nel quartiere tutti gli volevamo bene. Era gentile, educato e dignitoso», racconta Mario, un negoziante. «Lo incontravo spesso quando uscivo in passeggiata – ricorda invece Rita -, il suo cane e il mio giocavano insieme». Murari si accompagnava infatti da oltre 10 anni con il suo fedele amico a quattro zampe, Lilla, una cagnetta rimasta illesa a differenza del suo padrone, morto sul colpo; sotto choc, spaesata ed impaurita, è rimasta a vegliare il corpo privo di vita per essere poi affidata ai veterinari del servizio comunale che l’hanno portata al canile della Muratella.
A ricordare Nereo, anche Alessandra, sua “compagna di strada” da oltre 10 anni: «Era un uomo buono – dice con le lacrime agli occhi -. Chi lo ha investito non si è nemmeno fermato, non meritava tutto questo». E mostrando una foto dell’amico aggiunge: «Due mesi fa abbiamo festeggiato il suo compleanno, gli avevo preparato questa torta. Era felice, nonostante tutto lo è sempre stato». Dopo la preghiera, una lunga processione silenziosa si è recata all’incrocio tra corso d’Italia e via Po, dove Nereo dimorava abitualmente, per deporre tante gerbere colorate che si sono aggiunte ai numerosi mazzi di fiori e bigliettini lasciati in questi giorni come saluto all’anziano.
«Questa risposta di affetto corale del quartiere – ha commentato Luigia, volontaria della Comunità di Sant’Egidio che visitava Nereo ogni settimana – dimostra che questa città sa essere sensibile e generosa anche se in questo momento storico la società sembra indurita e assuefatta all’indifferenza». Tuttavia «è importante continuare a sensibilizzare le persone sulle necessità dei più poveri». Insieme a Nereo, infatti, sono ormai otto le persone morte per strada a Roma dall’inizio dell’inverno: dalla prima vittima, la notte del 28 novembre in viale dello Scalo di San Lorenzo, all’ultima ritrovata martedì mattina, 8 gennaio, sotto Ponte Sublicio. Un bilancio tragico che «chiama tutti a riflettere su come si possa e si debba fare di più per proteggere la vita dei più deboli delle nostre città».
10 gennaio 2019