In Siria almeno 7 bambini morti per il gelo a Idlib
La denuncia di Save the Children: in soli tre giorni, 142mila persona in fuga a causa dell’escalation del conflitto. La richiesta: proteggere le strutture civili
Sono almeno 7, di cui uno di soli 7 mesi, i bambini morti negli ultimi giorni a causa delle temperature gelide e delle condizioni di vita nei campi profughi di Idlib, in Siria. La notizia arriva da Hurras Network, partner di Save the Children sul territorio. «Due sorelle di 3 e 4 anni hanno perso la vita dopo che la tenda nella quale vivevano ha preso fuoco perché la stufa non era sicura e la loro mamma incinta ha riportato ustioni sul corpo – riferisce uno degli operatori -. Anche un ragazzo di 14 anni, che viveva con la sua famiglia di sette persone in una piccola tenda, non ha retto alle temperature gelide». Ancora, Hurras Network ha anche registrato la morte di due bambine di 3 e 10 anni per asfissia a causa del malfunzionamento del riscaldamento, insieme a un bambino di 7 mesi e a una bambina di 1 anno, che sono deceduti per arresto cardiaco a causa del gelo.
Dal 1° dicembre 2019, 450mila bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case a Idlib, da dove più di un quarto della popolazione è sfollata a causa della brutale escalation del conflitto in corso. Secondo le Nazioni Unite, dalla stessa data su una popolazione di 3 milioni, in 900mila sono fuggiti e si stima che almeno la metà siano bambini. Più del 40% delle scuole e delle strutture educative di Idlib sono danneggiate, distrutte o fuori servizio e le scuole funzionanti registrano in alcune aree più di 80 studenti per classe. A fine gennaio, anche più di 3.700 insegnanti sono stati costretti a fuggire, mettendo ancora più in crisi il sistema di istruzione già al limite. A dare voce al disagio è Mira, 13 anni, che ora vive in uno dei campi. «Non mi piace la neve nel campo perché fa davvero freddo e sia io che mia sorella ci siamo ammalate – racconta -. Parte della nostra tenda è crollata a causa del peso della neve. Non ho vestiti o altro per riscaldarmi nella nostra tenda. Vorrei le scarpe per poter giocare nella neve come i miei amici».
Sempre di più i civili che cercano la salvezza al confine tra Siria e Turchia. «Siamo preoccupati che il bilancio delle vittime possa aumentare, viste le condizioni di vita assolutamente disumane in cui si trovano donne e bambini, con temperature sotto lo zero, nessun tetto sopra la testa e niente vestiti caldi – dichiara la direttrice generale di Save the Children in Siria Sonia Kush -. Anche quando queste persone riescono a trovare una tenda, un riscaldamento e un materasso, rischiano di morire asfissiati dai riscaldamenti difettosi o che il loro rifugio prenda fuoco». Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, dal 9 al 12 febbraio scorsi circa 142mila persone, per lo più donne e bambini, sono fuggite verso il confine turco, costrette ad allontanarsi solo con i vestiti che indossavano. Più di 80mila persone vivono attualmente in campi ricoperti di neve, esposti all’inverno gelido della Siria settentrionale. Per riscaldarsi, si ritrovano a dover bruciare plastica o altri materiali infiammabili, quando non riescono a trovare la legna.
La richiesta di Save the Children a tutte le parti in conflitto è di «rispettare i diritti umani e il diritto internazionale umanitario e di proteggere dagli attacchi scuole, ospedali e altre infrastrutture civili fondamentali. Uno sforzo particolare – è l’appello – dovrebbe essere fatto per salvaguardare i bambini, estremamente vulnerabili all’impatto delle armi esplosive».
Per sostenere gli interventi di Save the Children in risposta all’emergenza freddo è possibile consultare la pagina dedicata sul sito dell’organizzazione.
18 febbraio 2020