La preghiera del Papa con i Congolesi di Roma

Francesco ha celebrato con il rito zairese la Messa per i 25 anni della comunità, in San Pietro. «Solo aprendo il cuore al Signore si potrà auspicare la pace»

Papa Francesco prega per la pace nella Repubblica Democratica del Congo e invita a rinunciare alla bramosia di possedere, a non farsi infettare dal virus del consumismo che riempie le case di oggetti e le svuota di figli. Ieri, 1° dicembre, prima domenica di Avvento, su questo si è incentrata l’omelia di Bergoglio che all’Altare della Cattedra della basilica vaticana ha presieduto la Messa per la comunità cattolica congolese di Roma in occasione del 25° anniversario della fondazione della cappellania, nella chiesa della Natività a piazza Pasquino, a due passi da piazza Navona.

Meditando sul verbo “venire”, ricorrente nella liturgia che prepara al Natale, Francesco lo ha coniugato pensando ai tanti congolesi residenti in Italia. «Avete lasciato le vostre case, affetti e cose care – ha detto -. Giunti qui, avete trovato accoglienza insieme a difficoltà e imprevisti. Ma per Dio siete sempre invitati graditi. Per Lui non siamo mai estranei ma figli attesi. E la Chiesa è la casa di Dio: qui, dunque, sentitevi sempre a casa». Ha quindi pregato per la pace nell’est del Paese, in particolare nei territori di Beni e di Minembwe devastati dai conflitti e, affidandosi all’intercessione della beata suor Maria Clementina Anuarite Nengapeta – prima beata religiosa congolese ricordata proprio ieri nel martirologio romano -, ha chiesto che «si rinunci alle armi e ci si converta da un’economia che si serve della guerra a un’economia che serva la pace».

Il Papa ha celebrato con il rito zairese, dall’ex nome della Repubblica democratica del Congo, approvato dalla Congregazione per il culto divino il 30 aprile 1988. Frutto di un lungo processo di inculturazione della liturgia, incoraggiato da Paolo VI e Giovanni Paolo II, tiene conto della tradizione stilistica orale africana, coinvolgendo attivamente l’assemblea attraverso danze e canti accompagnati da tamburi e altri strumenti tradizionali.

“Avvento” tradotto dal latino significa “venuta”, ha ricordato il Papa, ma «al Signore che viene e al suo invito ad accoglierlo si può rispondere “no, non ci vado”», come accadeva ai tempi di Noè. «Non c’era attesa di qualcuno, soltanto la pretesa di avere qualcosa per sé, da consumare. Questo è il consumismo – ha ammonito Bergoglio -, un virus che intacca la fede alla radice» perché si presta attenzione solo a ciò che si possiede, dimenticando Dio. Il consumismo «anestetizza» il cuore, rende egoisti, tanto da provare fastidio per «il fratello che bussa alla tua porta perché disturba i tuoi piani». Per Francesco, l’inverno demografico che sta vivendo la società odierna è frutto del consumismo, che riempie le case di oggetti ma le svuota di figli. «Questo è il dramma di oggi – le parole del Papa -. Si butta via il tempo nei passatempi ma non si ha tempo per Dio e per gli altri. E quando si vive per le cose, le cose non bastano mai, l’avidità cresce e gli altri diventano intralci nella corsa e così si finisce per sentirsi minacciati e, sempre insoddisfatti e arrabbiati, si alza il livello dell’odio».

Negli ambiti in cui il consumismo impera aumentano la rabbia e la violenza, anche solo verbale, e si cerca un nemico a tutti i costi. «Così – ha proseguito -, mentre il mondo è pieno di armi che provocano morti, non ci accorgiamo che continuiamo ad armare il cuore di rabbia. Da tutto questo Gesù vuole ridestarci chiedendoci di vegliare. A noi tocca vigilare, vincere la tentazione che il senso della vita è accumulare, smascherare l’inganno che si è felici se si hanno tante cose, resistere alle luci abbaglianti dei consumi, che brilleranno ovunque in questo mese, e credere che la preghiera e la carità non sono tempo perso ma i tesori più grandi». Solo aprendo il cuore al Signore e al prossimo, ha concluso Bergoglio, si potrà auspicare la pace anche per la Repubblica democratica del Congo.

Un Paese da 20 anni infestato dal «cancro della guerra», ha aggiunto suor Rita Mboshu Kongo delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice, che al termine della liturgia ha ringraziato il Papa per aver accettato l’invito a celebrare con la comunità congolese di Roma. La teologa e docente all’Università Urbaniana ha denunciato con forza che il Paese sta registrando «un record mai conosciuto nella storia umana e di cui nessuno parla: circa 6 milioni dei congolesi uccisi. È un genocidio che non si conosce, che si svolge in totale silenzio a livello globale. Non è giusto, è offensivo nei nostri confronti». La religiosa, a nome della comunità, ha espresso il desiderio di vedere i beati congolesi Isidoro Bakanja e madre Anuarite, entrambi martiri, inscritti nel canone dei martiri cattolici e «proposti come modelli alla Chiesa universale». Ha inoltre chiesto al Papa di celebrare la Messa, secondo “il messale romano per le diocesi dello Zaire”, direttamente nella Repubblica Democratica del Congo.

2 dicembre 2019