La storia di Dio in mezzo al suo popolo attraverso la vita contemplativa

Celebrata nella basilica di San Giovanni in Laterano la Messa che ha concluso la Giornata Pro orantibus, presieduta dal cardinale João Braz De Aviz. Il convegno alla Lateranense con circa 300 claustrali, autorizzate da Francesco

Nel giorno in cui la Chiesa ricorda la Presentazione di Maria al Tempio, il 21 novembre, viene celebrata anche la “Giornata Pro orantibus”, giunta alla 65ª edizione, in cui si sottolinea il grande dono della vita contemplativa, così prezioso per la Chiesa e per il mondo intero. Quest’anno la ricorrenza è stata particolarmente significativa alla luce della pubblicazione di due recenti documenti: la Costituzione apostolica di Papa Francesco Vultum Dei Quaerere e l’Istruzione applicativa Cor Orans, della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, che hanno introdotto importanti novità per questo stato di vita.

La Giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica nella basilica di San Giovanni in Laterano presieduta dal cardinale João Braz De Aviz, Prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Durante l’omelia il porporato, dopo aver ricordato «la schiera di martiri che hanno preparato il terreno perché venisse seminato il Vangelo a piene mani», ha sottolineato quanto emerso nel corso del convegno: «Abbiamo meditato sul senso della vostra vocazione contemplativa: cercare il volto di Dio. Ma questo – ha aggiunto – non è il primo momento» nel rapporto con il Signore. «Nella storia della fede è Dio che viene incontro a noi, è una decisione sua» che «dall’eternità ha scelto di essere vicino a noi, fino a nascere dal grembo di Maria».

In questa dinamica le persone sono «attratte dal suo sguardo, dal suo amore» e la «vita contemplativa è un segnale forte della vita di Cristo nella Chiesa. Dobbiamo essere grati per questa storia profonda di Dio in mezzo al suo popolo attraverso la vita contemplativa», una tradizione che «risale ai primi secoli» e ha resistito «malgrado tempi difficili» in tante epoche. Ora si apre un capitolo nuovo: «Stiamo guardando al futuro con speranza, vogliamo che Dio possa essere tra noi – ha affermato il Prefetto -. La vita di famiglia religiosa è più forte di quella dei legami di sangue, basta continuare a rispondere a questo sguardo d’amore e percorrere la strada del Vangelo». Quindi il cardinale ha concluso citando il Santo Padre: «Inauguriamo un cammino con caratteristiche nuove, molto di più come cammino fatto insieme. Non si tratta di distruggere le diversità ma di comporle»  affinché «il corpo sia ricco di tutti i doni che Dio ha dato alla Chiesa. Dobbiamo percorrere questa strada costruendola di più insieme, senza paura e senza chiuderci in quelle cose che dobbiamo lasciare» per camminare più speditamente.

In precedenza, i due documenti della Santa Sede erano stati al centro di un convegno di approfondimento, all’Università Lateranense, organizzato dal Segretariato Assistenza Monache, per fare sintesi e individuare le sfide che vengono da Vultum Dei Quaerere e Cor Orans. A sottolineare l’importanza dell’evento, la partecipazione alla giornata di studio di circa 300 claustrali, provenienti non solo dall’Italia ma anche da Svizzera e Marocco, autorizzata da Papa Francesco. Tra i relatori, oltre al cardinale Braz De Aviz, il segretario della Congregazione monsignor José Rodríguez Carballo, il rettore della Lateranense Vincenzo Buonomo e suor Giuseppina Fragasso, vice presidente del Segretariato assistenza monache.
Ai partecipanti è giunto anche un messaggio del Papa in cui Francesco ha espresso «il grande apprezzamento della Chiesa per la vostra forma di vita. Che ne sarebbe della Chiesa senza la vita contemplativa?». Nel ringraziare quanti stanno percorrendo questa strada, il pontefice li ha invitati a «prendere sul serio la sfida della formazione» che dura tutta la vita, ricordando «l’importanza del discernimento e dell’accompagnamento spirituale e vocazionale delle candidate, senza mai lasciarsi prendere dall’ansia per i numeri e per l’efficienza, come pure la formazione delle formatrici e delle sorelle chiamate a prestare il servizio dell’autorità».

22 novembre 2018