Libia: Msf, «migliaia di migranti detenuti nei centri sulla linea del fronte»

Diversi centri di detenzione a Tripoli si trovano sulla linea del fronte e migliaia di persone sono intrappolate al loro interno. Il ministro degli Esteri, Moavero Milanesi: «Una conferenza di pace in Italia a novembre»

«Migliaia di rifugiati, migranti e richiedenti asilo detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione in Libia devono essere immediatamente rilasciati ed evacuati verso la sicurezza fuori dal Paese»: è la richiesta di Medici senza frontiere (Msf) mentre continua per il terzo giorno un fragile cessate il fuoco a Tripoli.

 

«Diversi centri di detenzione a Tripoli si trovano sulla linea del fronte e migliaia di persone disperate sono ancora intrappolate al loro interno – dichiara Ibrahim Younis, capomissione di Msf in Libia -. Esiste un rischio reale che gli attacchi indiscriminati e il fuoco di artiglieria provochino feriti di massa. La fornitura di cibo e acqua è stata interrotta e ora viene fornita solo in modo saltuario. Le cure mediche sono del tutto insufficienti perché sono perlopiù fornite da organizzazioni internazionali ora costrette a sospendere le attività a causa dell’attuale insicurezza».

 

I recenti combattimenti a Tripoli hanno causato oltre 60 morti e centinaia di feriti, la maggior parte civili, secondo le stime del Ministero della Salute libico. Anche le case degli operatori sanitari libici impiegati da Msf sono state colpite. L’accesso dell’équipe di Msf nei centri di detenzione è diventato impossibile dal primo giorno di combattimenti, quando le ostilità erano pericolosamente vicine a uno dei più grandi centri di detenzione con circa 700 persone. Razzi vaganti sono caduti vicino ai centri e le aree circostanti sono finite incendiate.

 

Con l’intensificarsi del conflitto, Msf non è stata in grado di accedere ad altri quattro centri in cui le équipe fornivano assistenza sanitaria tramite cliniche mobili. A seguito della violenza, Msf è stata costretta a sospendere le regolari attività mediche e ridurre le dimensioni del suo team. Attualmente fornisce una limitata assistenza nei centri di detenzione di Tripoli: trasferimenti in ospedale dei casi medici e distribuzioni di cibo, acqua e kit igienici. Sebbene circa 300 rifugiati e migranti detenuti nel centro di detenzione di Ain Zara siano stati “evacuati” la settimana scorsa dalle agenzie internazionali, «non sono stati portati fuori dalla Libia – precisa Msf – ma ricollocati a diversi chilometri dal centro di detenzione di Abu Salim a Tripoli, finito anch’esso sotto il fuoco incrociato degli scontri».

 

Dal fronte istituzionale, il ministro degli Esteri Moavero Milanesi ha precisato che: «Ci è stato chiesto dalla Francia, oltre che dal presidente degli Stati Uniti Trump, di organizzare una conferenza sulla Libia in Italia, che possiamo definire di pace, per far parlare le parti in causa. La pensiamo nel mese di novembre». «Includeremo – ha aggiunto – non solo i Paesi più direttamente interessati e confinanti, ma anche la Cina, Stati uniti e le varie Unioni, Unione europea, quella africana, Lega Araba, Nazioni Unite e svariati altri Paesi». Per quanto riguarda il luogo in cui si dovrebbe svolgere, l’ipotesi del Governo è quella di «organizzarla in Sicilia». L’obiettivo indicato dal ministro, «favorire l’attuazione del piano d’azione Onu e la creazione di condizioni politiche e legislative di sicurezza che permettano lo svolgimento delle elezioni entro la fine dell’anno».

 

7 settembre 2018