L’intelligenza artificiale e la “sfida” della democrazia

Padre Paolo Benanti alla Lumsa per l’incontro inserito nella 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, insignito del Premio Comunicazione e Cultura Paoline 2024. Padre Albanese da Nairobi: «La via della giustizia sociale»

Il valore dell’intelligenza artificiale dipende dall’intenzione e dall’ingegno umano con cui viene impiegata. Ne è convinto padre Paolo Benanti, francescano del Terzo ordine regolare, presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione della presidenza del Consiglio dei ministri. Il religioso non ha paura dell’intelligenza artificiale ma «della stupidità naturale» e confessa di essere «molto più spaventato da chi pensa di fabbricare armi facendo decidere a una macchina chi deve uccidere».

Ospite d’onore del corso di formazione “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore. Deontologia giornalistica e comunicazione pienamente umana”, inserito nella 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il francescano è stato insignito questa mattina, 10 maggio, del Premio Comunicazione e Cultura Paoline 2024 consegnatogli da suor Bruna Fregni, consigliera generale delle Figlie di San Paolo. Nella sala conferenza della Lumsa, Padre Benanti ha offerto una lunga relazione sull’evoluzione della tecnologia in chiave storica, etica, filosofica, a partire dai primi computer utilizzati per scopi militari, passando all’invenzione dei transistor, alla nascita dei pc, ai più recenti laptop fino ad arrivare agli smartphone di ultima generazione e all’intelligenza artificiale. «Questa non è controllata dalla nostra “potenza computazionale personale” – come Benanti definisce lo smartphone -, ma dai cloud che incamerano tutto ciò che abbiamo digitalizzato».

Il timore, allora, è che questo possa portare a una perdita di potere per le persone e a una maggiore concentrazione del potere nelle mani di poche aziende. «La sfida per i prossimi dieci anni – ha affermato – è capire come vogliamo usare l’AI in modo da mantenere la democrazia». Applicata nel settore giornalistico l’IA può rivelarsi un terremoto occupazionale. «In Italia ci sono editori che riescono ad avere una testata giornalistica online spendendo 2,50 euro al giorno di programmi di intelligenza artificiale, con zero giornalisti in redazione – ha riferito Benanti -. Questo sottrae professionalità, utilizza algoritmi e diplomazia per manipolare l’opinione pubblica e le informazioni all’interno dei Paesi democratici. È il cosiddetto “sharp power”». Il giornalismo ha proseguito, ha una «missione sociale fondamentale che è quella di fecondare quei processi che consentono a una società civile di essere democratica».

Il tema della democrazia è strettamente collegato con la giustizia sociale e a tal proposito padre Giulio Albanese, missionario comboniano, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Roma, in collegamento da Nairobi (Kenya), ha affermato che in tema di IA la vera sfida non è solo di tipo deontologico ma è anche «legata all’affermazione della giustizia sociale, soprattutto in riferimento alle realtà africane». Il tema delle nuove tecnologie stride con la devastazione che in questo momento il sacerdote vede intorno a sé, causata da giorni di pioggia incessante nel Corno d’Africa e in altre zone dell’Africa orientale e che hanno causato centinaia di morti. «Sperimento il disagio di parlare di intelligenza artificiale in un Paese penalizzato da una forte crisi economica – ha detto -. In linea teorica potrebbe cambiare il metodo di operare in tanti settori come la sanità e l’agricoltura, ma a quale costo?».

L’evento è stato promosso da Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Roma, Ordine dei giornalisti del Lazio, Ucsi Lazio, Comunicazione e Cultura Paoline odvV, Associazione WebCattolici italiani (WeCa), Fisc Lazio e appunto la Lumsa. L’unione e l’incontro di tante realtà diverse segnano «un cammino comune, la volontà di crescere e discernere insieme accogliendo l’invito del Papa», ha detto don Stefano Cascio, consulente ecclesiastico Ucsi Lazio e vicedirettore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma, dopo i saluti del rettore della Lumsa Francesco Bonini. «Insieme è possibile realizzare qualcosa di buono» gli ha fatto eco Maurizio Di Schino, presidente dell’Ucsi Lazio.

La 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali si celebra il 12 maggio e ha per tema “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”. Fabio Bolzetta, presidente di WeCa, introducendo il tema del messaggio di Papa Francesco per la Giornata ha evidenziato che «è rivolto a tutti. Non è pregiudiziale verso l’IA perché ogni cosa nelle mani dell’uomo può diventare opportunità o pericolo». Dal presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio Guido D’Ubaldo l’impegno ad ampliare l’offerta formativa sulla deontologia mentre Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, ha annunciato che la Federazione ha «chiesto al governo di non dare nessun contributo pubblico a chi utilizza l’IA generativa».

Della necessità «di nutrire il cuore all’ascolto a costo di andare controcorrente» ha parlato suor Maria Antonia Chinello, docente alla facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium di Roma. Vittorio Roidi, presidente del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, ha richiamato il «Parlamento alla necessità di mettere delle regole» su una tecnologia che Andrea Tomasi, docente del dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’Università di Pisa, ha definito «ambigua perché cambia il nostro modo di essere».

Puntare sul «giornalismo dialogico dove il giornalista diventa elemento di coesione sociale» è il suggerimento di Sara Fornaro, giornalista di “Città Nuova”. L’IA può essere un vantaggio «se lascia spazio al giornalista per curare le relazioni personali. Ma se invece contribuirà a perdere posti di lavoro avranno vinto le macchine», il punto di vista di Stefano Caredda, direttore di Redattore Sociale. Per garantire che l’intelligenza artificiale sia una forza positiva nel mondo, «è necessario incorporare in essa la saggezza e il cuore», l’invito di don Alessandro Paone, incaricato regionale per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Lazio.

10 maggio 2024