L’omicidio di Giulia e il rischio di «normalizzazione» della violenza
Milano (Save the Children): «Intervenire sulla prevenzione, portando l’educazione alla affettività nelle scuole». 2 adolescenti su 5 testimoni di violenza online nelle coppie
«Portare l’educazione all’affettività in tutte le scuole, coinvolgendo attivamente i ragazzi e le ragazze nella promozione di relazioni affettive basate sul rispetto e sulla non violenza». È la proposta di Save the Children davanti all’ennesimo femminicidio che ha visto come vittima la giovanissima laureanda Giulia Cecchettin, morta per mano dell’ex fidanzato, dopo la fine della relazione. «Non ci si può limitare al cordoglio – afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia – Europa dell’organizzazione -. È necessario intervenire in modo sistematico sul fronte della prevenzione di comportamenti violenti nelle relazioni sin dall’adolescenza».
L’allarme viene confermato dai dati del questionario online promosso dal movimento Giovani per Save the Children: tra i circa mille ragazzi consultati, tra i 14 e i 25 anni, 2 su 5 si dicono a conoscenza di casi di violenza online nelle relazioni di coppia, soprattutto rispetto alla sfera del controllo personale. Tra i comportamenti più frequenti, la creazione di un profilo social fake per controllare il/la partner (73,4%), le telefonate/invio di messaggi insistenti per sapere dove si trova e con chi è (62,5%), il controllo degli spostamenti e delle persone con cui si trova (57%), l’impedire al/alla partner di accettare delle persone tra le amicizie sui social (56,2%), ma anche il fare pressioni affinché il/la partner invii sue foto sessualmente esplicite (55,1%) o minacciare la diffusione di informazioni, foto o video imbarazzanti (40,6%). Forme di violenza, specificano, che colpiscono soprattutto le ragazze.
Ancora, secondo un sondaggio Ipsos condotto per l’organizzazione nel 2020, quasi un intervistato su 5 (18%) ha assistito a un episodio in cui un’amica è stata vittima di una forma di violenza e il 39% dei ragazzi e delle ragazze in Italia sono esposti online a contenuti che giustificano la violenza contro le donne, con una forbice che si allarga dal 31% dei maschi al 48% delle femmine. Tra le ragazze, il 41% ha visto postare dai propri contatti social contenuti che l’hanno fatta sentire offesa e/o umiliata come donna.
«In un momento storico in cui la vita dei ragazzi è sempre più permeata dalla dimensione digitale, occorre anche cogliere i segnali che proprio in quella dimensione si sviluppano», è la riflessione che arriva da Save the Children. Nelle parole di Milano, «è necessario promuovere in tutte le scuole programmi volti a educare alla parità di genere e al rispetto delle differenze, all’affettività e alla risoluzione non violenta dei conflitti. Occorre infatti aprire in modo sistematico spazi di confronto per riconoscere le varie forme di violenza di genere (fisica, sessuale, psicologica, economica e così via) e per riflettere sugli stereotipi e i pregiudizi che sono alla base della violenza. Troppo spesso – prosegue – i comportamenti violenti e abusanti sono tollerati e persino normalizzati, anche tra le generazioni più giovani. Informare, fornire gli strumenti per riconoscere la violenza, coinvolgere i ragazzi e le ragazze nella sensibilizzazione dei coetanei sono azioni essenziali per prevenire e far emergere tempestivamente le situazioni di rischio».
20 novembre 2023