Meloni alla Camera: «Calunnia dire che lasciamo morire i bambini»

Le comunicazioni della premier in vista del prossimo Consiglio Ue. Approvata la risoluzione di maggioranza. Respinti gli altri testi presentati dalle opposizioni. Sull’immigrazione: «Noi siamo quelli che in rapporto agli sbarchi sono riusciti potenzialmente a salvare più persone»

In vista del prossimo Consiglio europeo, il 23 e 24 marzo, l’Aula della Camera ha approvato oggi, 22 marzo, la risoluzione di maggioranza relativa alle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Approvata anche una parte della risoluzione del Terzo Polo, su cui sono arrivati anche i voti della maggioranza considerato il parere favorevole del governo. Respinti invece tutti gli altri testi presentati dalle opposizioni.

Articolato il dibattito, nel corso del quale la premier ha scelto di rispondere «prevalentemente alle cose che non condivido, cercando di guadagnare tempo», visti gli impegni al Quirinale sempre in vista del Consiglio europeo. «Sono molte le questioni che non condivido – ha aggiunto -. Dico di più: ho sentito una grande quantità di cose false e la considero una buona notizia» perché «quando c’è bisogno di dire cose che non sono vere evidentemente non si ha molto da dire su quello che vero è».

Il primo punto è il tema dell’immigrazione, quello «principalmente attenzionato». Citando i dati dell’Unhcr, Meloni ha ricordato che «dal 2013 al 2023 nel Mediterraneo sono morte complessivamente 25.692 persone: sappiamo che il rischio che qualcosa vada storto è insito nelle partenze in sé e infatti è accaduto con tutti i governi. Sono andata a guardare quale era la percentuale di quanti non si è riusciti a salvare rispetto alle partenze e i dati di questo governo sono i più bassi. Noi – ha rivendicato – siamo quelli che in rapporto agli sbarchi sono riusciti potenzialmente a salvare più persone. I dati smontano una certa propaganda».

Nell’analisi della premier, dunque, «raccontare al cospetto del mondo, di fronte a questo enorme sforzo, che invece lasciamo bambini morire nel Mediterraneo è una calunnia non solo del governo ma nei confronti dello Stato italiano, degli uomini e delle donne delle forze dell’ordine, del nostro intero sistema. O volete dire che ci sono uomini delle forze dell’ordine che non vogliono salvare i bambini per indicazioni del governo?», ha domandato. «Siamo stati lasciati da soli a fare questo lavoro a volte fuori dai confini nazionali. Ho sempre configurato il blocco navale – ha proseguito – come proposta europea in collaborazione con l’autorità libica. Pensate di sapere meglio di me cosa dico e cosa penso? Gli atti lo confermeranno. Io lavoro per un obiettivo di questo tipo, per una missione europea che blocchi le partenze in collaborazione con autorità africane, quindi anche libiche, e con una cooperazione che porti sviluppo».

Inevitabile il riferimento alla «tragedia» del naufragio dei migranti a Cutro, in Calabria. «Ho sentito dire, mi pare da Bonelli, che abbiamo negato che Frontex avesse fatto una segnalazione sulla presenza dei migranti. Non l’abbiamo mai negato – ha spiegato -; il governo ha detto che la segnalazione di Frontex era di polizia, della presenza della nave ma non della situazione di difficoltà. È la vostra versione che non torna, non la nostra. Spero si possa andare avanti per cercare insieme delle soluzioni». Quindi il ragionamento si è fatto più ampio: «Il regolamento di Dublino va rivisto ma continuo a segnalare sommessamente che non è una soluzione per l’Italia. Immagino che sappiate che si riferisce a chi ha ragionevolmente la possibilità di avere una protezione internazionale, ma la percentuale che arriva da noi è una minoranza. Anche quando dovessimo arrivare ad ottenere di più su Dublino il tema del 70-80% di chi arriva da noi e rimane senza risposte e soluzioni rimane. Credo che serva un approccio più globale che non possa prescindere dal dialogo con i Paesi africani».

Tra i temi in discussione anche la quesitone mobilità, in regolazione al regolamento sulle auto che fissa al 2035 il limite alla produzione di veicoli a motore endotermico. «Una bugia», per Angelo Bonelli (Alleanza Versi e Sinistra) il fatto che lo stop italiano derivi dal fatto che danneggerà l’economia. «Dopo il 2035 – ha chiarito – le auto a motore endotermiche potranno continuare a circolare, ma comunico alla presidente, che tutte le industrie automobilistiche del mondo hanno deciso di produrre solo elettrico: chi nel 2030 e chi nel 2035. Se fosse per questo governo ci sposteremmo ancora con il calesse trainato dai cavalli». Non sostenibile nemmeno l’uso dei biocarburanti e dei carburanti sintetici. «Per incrementare la produzione di biocarburanti Eni ha avviato progetti agricoli in sei Paesi dell’Africa subsahariana: Kenya, Congo, Angola, Costa d’Avorio, Mozambico e Ruanda», ha riferito ancora Bonelli: «Paesi africani che vivono problemi drammatici per l’accesso al cibo. Nel Congo ci sono 7 milioni di persone che soffrono la fame con l’indice di malnutrizione più basso nel mondo, idem in Ruanda. Cosa fa il governo italiano attraverso la sua azienda di stato Eni? Prende i terreni in Africa, li sottrae alla coltivazione di cibo per garantire a noi l’uso dei biocarburanti mentre le popolazioni continuano a morire di fame, più di prima. Cara presidente Meloni e maggioranza questo non è il piano Mattei per l’Africa, questo si chiama colonialismo», ha concluso.

Nella replica della premier, «quello che ha prodotto un certo approccio ideologico è una situazione che sul piano ambientale non sta benissimo e soprattutto, dopo quello che ci ha insegnato l’aggressione russa all’Ucraina, il rischio di passare dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dall’elettrico cinese: non mi sembra una cosa intelligente, credo che l’Europa debba lavorare sulla propria sovranità tecnologica», ha asserito. Quindi è tornata ad attaccare il superbonus, rispondendo a quanti, soprattutto dai banchi dei deputati Cinque Stelle, puntavano il dito contro il governo anche sulla direttiva europea per le “case green”. «Dite che noi siamo “il governo dell’austerità” anche se io sono molto distante dall’austerità, ma se questo significa mettere delle pezze a un provvedimento che ha creato un buco da 40 miliardi per non efficientare davvero gli edifici e ristrutturare per lo più seconde case, creando un debito di 2mila euro a persona anche a chi non ha una casa solo per aiutare le banche a lucrarci sopra, allora sì, io sono a favore dell’austerità».

Il punto, per Meloni, è «provare ad adeguare gli strumenti di cui disponiamo. Non sono mai dei totem, si valutano di fronte alla loro utilità». Nello specifico, «sul Patto di stabilità la proposta della Commissione non è esattamente il nostro desiderata. Ma allo stato attuale, rispetto a quella proposta, si rischia di tornare indietro e faremo del nostro meglio per migliorarla», ha assicurato, ribattendo ai rumori dai banchi delle opposizioni che «i parametri di governance devono maggiormente tenere in conto il tema della crescita rispetto a quello della stabilità».

22 marzo 2023