Migranti, Cir: «Allungare la detenzione amministrativa non fermerà i flussi»
Il Consiglio italiano per i rifugiati commenta le misure introdotte dal Consiglio dei ministri. Il presidente Zaccaria: «Gestione securitaria ma senza impatto»
«L’allungamento dei tempi di detenzione amministrativa non servirà né a fermare i flussi dei migranti verso l’Italia, né a rendere più efficace il sistema di rimpatrio forzato». Il presidente del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) Roberto Zaccaria commenta le misure introdotte ieri, 18 settembre, in sede di Consiglio dei ministri, tra le quali, appunto, l’allungamento fino a 18 mesi del trattenimento di migranti nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). Misure per le quali il Cir «è estremamente preoccupato». E, a supporto, presenta i dati: nel corso degli anni, spiegano dal Consiglio italiano rifugiati, «al variare del tempo di trattenimento non corrisponde in alcun modo un miglioramento delle percentuali di rimpatrio, che restano stabili a poco meno del 50% sia negli anni in cui i migranti il trattenimento poteva durare sino a 18 mesi, sia in quelli in cui non poteva superare i 90 giorni. I dati forniti dal Garante per le persone private della libertà rispetto agli ultimi tre anni (2020-2022) registrano percentuali medie di rimpatri da Cpr costanti nel tempo che si attestano sul 49% con una detenzione media di circa 36 giorni».
Nell’analisi di Zaccaria, «è evidente che i rimpatri dipendono in modo esclusivo dagli accordi con i Paesi di riammissione, non dalla lunghezza del tempo in cui i migranti sono detenuti nei centri». Oltretutto, le persone detenute nei Cpr, ricordano dal Cir, non hanno commesso alcun reto. «Numerosi rapporti, tra cui quelli del Garante, hanno evidenziato in questi anni gravissime criticità strutturali, violazioni dei diritti fondamentali dei migranti detenuti e opacità sistemiche nella gestione dei Cpr. Dall’abuso della somministrazione degli psicofarmaci, alle morti di giovani ragazzi».
Lo ribadisce il presidente del Cir: «Chiunque sia stato in un Centro per il rimpatrio ha visto in che modo sono detenute persone che non hanno commesso alcun reato, in condizioni che fanno rabbrividire. Questo fa ancora più riflettere se lo leggiamo alla luce dell’art. 27 della Costituzione che introduce la funzione rieducativa della pena per quanti detenuti in Italia. A persone che non hanno commesso alcun reato – prosegue – riserviamo un trattamento peggiore di quello applicato a chi ha commesso un crimine. È l’ennesima iniziativa volta a rafforzare una immagine securitaria di gestione delle migrazioni, ma che non avrà alcun impatto significativo – assicura -, se non quello di brutalizzare i diritti delle persone».
19 settembre 2023