Migranti, la Procura dispone sequestro dell’Aquarius
Il motivo: un’indagine della Procura di Catania su presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti a bordo. Medici senza frontiere: misura «sproporzionata e strumentale, tesa a criminalizzare volta l’azione medico-umanitaria in mare»
«Medici senza frontiere condanna con forza la decisione delle autorità giudiziarie italiane di sequestrare la nave Aquarius per presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo». Lo ha riferito questa mattina, 20 dicembre, l’ong con una nota nella quale si denuncia «una misura sproporzionata e strumentale, tesa a criminalizzare per l’ennesima volta l’azione medico-umanitaria in mare». Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf, ha affermato: «Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini, ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare».
L’indagine della Procura di Catania. Il provvedimento di sequestro della Aquarius, che comprende anche alcuni conti bancari, deriva da una lunga indagine della Procura di Catania sullo smaltimento dei rifiuti di bordo, con particolare riferimento ai vestiti dei migranti soccorsi, agli scarti alimentari e ai rifiuti delle attività mediche. «Ma tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard – sottolinea Msf -. Le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando Msf ha avviato le attività in mare nel 2015». Sulla vicenda, Msf ha indetto una conferenza stampa per il pomeriggio.
Gli indagati. Ci sono anche il comandante e il primo ufficiale di coperta della Aquarius, il russo Evgenii Talanin e l’ucraino Oleksandr Yurchenko, tra gli indagati nell’inchiesta della Procura di Catania. Indagati, oltre alla ong, anche i due agenti marittimi Francesco Gianino e Giovanni Ivan Romeo, oltre che i centri operativi di Amsterdam e Bruxelles di Msf. Ancora, nell’elenco degli indagati figurano anche il vice capo della missione Italia di “Medici senza frontiere Belgio” Michele Trainiti, il vice coordinatore nazionale e addetto all’approvvigionamento della missione Italia di “Msf Belgio” Cristina Lomi, il liaison officer di Msf Marco Ottaviano, i coordinatori del progetto Sar Aquarius di Msf Olanda Aloys Vimard e Marcella Kraaij, il coordinatore logistico del progetto Sar dell’Aquarius e della missione in Libia di “Msf Olanda” Joachim Tisch, il delegato alla logistica a bordo della Aquarius Martinus Taminiau e il coordinatore del progetto Sar a bordo della nave Nicholas Romaniuk.
«Piena collaborazione». L’ong ha ribadito piena disponibilità a collaborare con le autorità italiane, contesta la ricostruzione della Procura e sottolineato di respingere “categoricamente” l’accusa di aver organizzato qualunque attività abusiva finalizzata al traffico illecito di rifiuti. «Siamo pronti a chiarire i fatti e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito ma riaffermiamo con forza la legittimità e la legalità della nostra azione umanitaria – ha detto Gabriele Eminente, direttore generale di Msf in Italia -. L’unico crimine che vediamo oggi nel Mediterraneo è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso, con persone che continuano a partire senza più navi umanitarie a salvare le loro vite, mentre chi sopravvive al mare viene riportato all’incubo della detenzione in Libia , senza alcuna considerazione del diritto internazionale marittimo e dei rifugiati».
Nella nota l’ong ricorda che con cinque navi umanitarie attive in tre anni di operazioni in mare ha soccorso oltre 80mila persone, in coordinamento con le autorità marittime e nel rispetto delle leggi nazionali e internazionali. Quindi la conclusione: «La nave Aquarius, l’unica rimasta con a bordo un team medico di Msf, oggi è bloccata nel porto di Marsiglia dopo due revoche della bandiera in due mesi, per concertate pressioni politiche».
20 novembre 2018