Mozambico, dopo il ciclone Idai è emergenza
Notizie drammatiche dal referente dei Comboniani: «Non abbiamo più luce, combustibile, cibo, acqua né strade». La richiesta di aiuto e la raccolta fondi
È una vera strage quella provocata dal ciclone Idai che la notte di giovedì scorso, 14 marzo, si è abbattuto sui Paesi africani di Zimbabwe, Malawi e Mozambico con venti fino a 170 chilometri orari. I primi soccorsi hanno potuto raggiungere le zone colpite solo due giorni fa. Drammatico il bilancio. Da Beira, la seconda città del Mozambico situata al centro del Paese, sulla costa dell’Oceano Indiano, domenica giungevano le prime notizie via whatsapp dal vescovo Claudio Della Zuanna, di origini venete, alla guida dell’arcidiocesi di Beira da 5 anni: comunicava la morte di almeno 68 persone nei villaggi adiacenti la città portuense che conta mezzo milione di abitanti, la distruzione di oltre 1.120 case, il crollo della chiesa cattolica, lo scoperchiamento di alcune strutture del vescovado e l’inagibilità di pronto soccorso e ospedale di cui è crollato il tetto, provocando la morte di 5 neonati del reparto di neonatologia e di altre 160 persone.
Oggi via mail arrivano altrettante notizie drammatiche da Fabrizio Graglia, il referente per le Missioni Esmabama dei padri Comboniani, attivi nella provincia di Sofala, sempre nel centro del Mozambico. Il progetto interessa un territorio di 25mila kmq e una popolazione di oltre 300mila abitanti. «Non abbiamo più luce, combustibile, cibo, acqua né strade – scrive il laico che opera nelle missioni di Estaquinha, Machanga, Barada e Mangunde, nel sud del Paese -. Questo ciclone ha lasciato dietro di sé solo morte e distruzione. Le scuole, il nostro ufficio e gli ospedali che hanno resistito sono diventati rifugio di centinaia di famiglie che hanno perso tutto. Non esiste un palo della luce in piedi, gli alberi ostruiscono le strade, nessun negozio o mercato è operativo e da 3 giorni mangiamo solo
arance e avocado e razioniamo l’acqua potabile».
Il vento, che pare avere raggiunto anche i 230 km orari, era così forte, riferisce ancora il missionario che al momento della catastrofe si trovava a Beira, da «lanciare sui tetti i motori dei condizionatori d’aria. Nessuna finestra o porta ha resistito alla furia d’acqua del mare: le nostre abitazioni erano diventate delle piscine e ci siamo protetti con i materassi per non essere colpiti da vetri e altri oggetti». La bufera è durata «dalle 20 della sera di giovedì alle 4 del mattino dopo – continua Graglia -; l’ultima ora è stata la più pericolosa perché il vento sembrava diminuire qualche minuto per poi attaccare con più forza, distruggendo le ultime abitazioni che avevano resistito nelle ore precedenti». Tornata la calma, il venerdì, il missionario, che opera in Mozambico da 4 anni, ha chiesto «a due marinai di dirigersi nella missione di Barada, nell’interno, per avere qualche informazione della popolazione, ma il mare e il vento non permettevano la navigazione» e così è stato un autista a cercare di procedere via terra ma «dopo 40 km è dovuto ritornare in città perché la strada era stata inghiottita e al suo posto c’era un lago con coccodrilli e persone rimaste intrappolate sugli alberi sui quali avevano cercato riparo».
Graglia riferisce anche di persone che dai villaggi «hanno camminato per due giorni fino alla città di Beira e hanno raccontato di interi villaggi scomparsi, con case e persone. Ad oggi, sappiamo che da fotografie aeree sono tanti i corpi che galleggiano sui fiumi di Buzi e Pungue». Concludendo la sua mail, il missionario riferisce che «qui continua a piovere e i fiumi continuano ad aumentare il loro livello: è allerta. Anche i Paesi confinanti stanno subendo forti piogge e apriranno le loro dighe a
breve, per questo ci aspettiamo altre inondazioni». Quindi la richiesta di aiuto e sostegno e la preghiera di non essere dimenticati, consegnata unitamente a un’immagine disperata: «In città, di notte si aggirano gruppi di persone con il machete in mano: non si sa se per tagliare gli alberi o le
persone».
I missionari Comboniani hanno aperto una sottoscrizione per raccogliere fondi da destinare ai 44 confratelli impegnati nelle 12 missioni che animano in Mozambico e ai 17 che seguono le 12 del Malawi. Per effettuare donazioni è possibile consultare i siti www.fondazionenigrizia.org e
www.amicimozambico.org.
19 marzo 2019