Roma dice addio a Ugo Gregoretti

Celebrati nella Chiesa degli Artisti i funerali del regista e giornalista romano scomparso il 5 luglio. Avrebbe compiuto 89 anni il 28 settembre. In Rai dal 1953, era fra gli intellettuali assunti per realizzare programmi, con Umberto Eco, Furio Colombo, Piero Angela

Ugo Gregoretti è stato un uomo «colto», capace di far emergere la vita reale dell’Italia degli anni ’60 attraverso inchieste e interviste «realizzate sempre in modo delicato e profondo», dimostrando in ogni circostanza «un rispetto infinito» per chiunque avesse di fronte. È il ritratto tracciato da padre Graziano Sala, segretario generale della Società del Sacro Cuore di Gesù di Bétharram, del regista, attore, giornalista e drammaturgo romano Ugo Gregoretti morto nella sua casa di via delle Coppelle venerdì 5 luglio. Avrebbe compiuto 89 anni il prossimo 28 settembre. I funerali dell’autore televisivo si sono svolti sabato 6 luglio nella Chiesa degli Artisti. Nei primi banchi la moglie Fausta, insieme ai figli Lucio, Gian Lorenzo, Filippo e Orsetta, circondati dall’affetto di tante persone che hanno gremito la chiesa in piazza del Popolo. Gente comune, amici ma anche colleghi e volti noti del cinema e della tv come i fratelli Pupi e Antonio Avati, Paolo Taviani, Furio Colombo, Lunetta Savino e Mariano Rigillo.

Nella sua omelia padre Sala ha messo in evidenza la capacità di Gregoretti di «non prendersi mai troppo sul serio. Sono convinto che farà sorridere anche il Signore con la sua ironia. Siamo circondati da persone che si “credono troppo”, si reputano grandi». Ha quindi invitato a prendere esempio dal regista ricordando che «non è l’essere famosi che conta ma ciò che le persone lasciano dietro di sé. Scie luminose che illuminano anche le notti più buie».  Assunto in Rai come impiegato nel 1953 «con regolare raccomandazione», come ammetteva lui stesso, un mese prima dell’avvio ufficiale delle trasmissioni televisive, Gregoretti faceva parte dei cosiddetti “corsari” una squadra di intellettuali formata tra gli altri da Umberto Eco, Furio Colombo, Enrico Vaime e Piero Angela assunti dalla rete per realizzare programmi. A lui si deve anche la scelta di santa Chiara come patrona della televisione. Lui stesso raccontò che quando fu assunto in Rai mancava il santo protettore dell’azienda. Papa Pio XII aveva espresso il desiderio di proclamare un patrono e Gregoretti, dopo aver letto le vite di numerosi santi, trovò un miracolo che riguardava Chiara e san Francesco d’Assisi. «Santa Chiara – ricordava il regista – nella sua nuda cella conventuale vide proiettate sul muro le immagini dell’agonia di san Francesco. Lei, pensai, ha inventato la presa diretta in tempo reale. A Pio XII la cosa piacque molto».

Nel 1960 vinse il Prix Italia per il documentario “La Sicilia del Gattopardo”. Per la televisione firmò trasmissioni di costume che riscossero successo come “Controfagotto” (1961), “Il Circolo Pickwick” (1968) e lo sceneggiato “Romanzo popolare italiano” (1975). Nel 1963 debuttò al cinema “Ro.Go.Pa.G.” un film in quattro episodi il cui titolo è rappresentato dalle iniziali dei cognomi dei quattro registi che firmarono il lavoro: Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti. Sempre nel 1963 scrisse e diresse il film fantascientifico “Omicron” e il film documentario “Apollon” con Gian Maria Volonté in veste di narratore. La sua passione per l’opera lo portò a girare, nel 1989, l’autobiografico “Maggio musicale”. Tra i riconoscimenti conquistati il Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi nel 2009 e il Nastro d’argento alle carriera nel 2010.

8 luglio 2019