In Italia oltre 1 milione di bambini vive in povertà assoluta, senza il necessario per crescere e senza opportunità educative; oltre 2 milioni quelli in povertà relativa. In concreto, 1 piccolo su 10 non può permettersi abiti nuovi, 1 su 16 non possiede dei giochi, 1 su 13 non ha libri extrascolastici, quasi 1 su 9 non ha in casa uno spazio adeguato per studiare mentre 1 su 7 non può svolgere attività di svago fuori casa. È la denuncia con cui Save the Children lancia la campagna globale “Fino all’ultimo bambino”, che  prosegue il lavoro iniziato con Every One e lo amplia ed estende, per «garantire che ogni bambino, in Italia e nel mondo, a prescindere da chi sia e da dove viva, possa avere cure adeguate, cibo nutriente e opportunità educative», spiegano dall’associazione.

Sono quasi 6 milioni, ogni anno, i bambini sotto i 5 anni che muoiono per malattie facilmente prevenibili e curabili; 60 milioni i minori tra i 6 e gli 11 anni che non vanno a scuola, 58 milioni solo nei Paesi più poveri. «Nell’arco di una generazione il mondo ha raggiunto traguardi importanti nella lotta alla mortalità infantile e nell’accesso all’istruzione: dal 1990 il numero di bambini sotto i 5 anni che muoiono per cause prevenibili e curabili è dimezzato e dal 2000 il numero di bambini che non vanno a scuola è sceso del 42%. Ma sono ancora milioni i bambini in Italia e nel mondo che rimangono esclusi da questi progressi – commenta il direttore generale di Save the Children Italia Valerio Neri -. Sono i bambini più indifesi del pianeta, quelli che nessuno vede. Quelli a cui l’infanzia è stata negata perché sono nati nel posto sbagliato o nel momento sbagliato. Quelli a cui manca tutto, anche l’essenziale come acqua, cibo, cure e scuole. Sono bambini senza un domani».

400 milioni, nel mondo, gli under 13 che vivono in povertà estrema; altrettanti quelli discriminati a causa della loro religione, etnia, disabilità, genere. Nei Paesi più poveri e non solo. Basti pensare che in tutta l’Unione europea circa 27 minori su 100 sono a rischio di povertà e di esclusione sociale. «Anche in Italia – continua Neri – sono ancora troppi i bambini che non hanno opportunità, i bambini senza un domani. Appartengono alle tante famiglie che faticano a pagare le rette degli asili o delle mense scolastiche, che non hanno la possibilità di vestire e nutrire adeguatamente i propri figli. Sono figli di milioni di genitori non hanno denaro sufficiente per poter acquistare i testi scolastici, pagare il trasporto dei bambini da casa a scuola o assolvere alla retta della mensa, nonché garantire ai figli la partecipazione alle attività extrascolastiche, sono i bambini che vivono nelle aree con più carenza di servizi e nei quartieri disagiati delle grandi città». Nel Mezzogiorno, soprattutto, dove il 9% della popolazione vive in condizione di povertà assoluta, a fronte di una media del 4,5% del centro e del nord, e il 20% in povertà relativa, contro il 6% delle altre aree. Anche l’ampiezza del nucleo familiare incide sui livelli di povertà, con il 31% dei nuclei con più di 5 persone in povertà relativa e il 17% in povertà assoluta.