Vittime della strada, Ricciardi: «La Chiesa si stringe come un’unica famiglia»
La Messa a Santa Maria in Traspontina. Il videomessaggio del Papa e la dichiarazione del presidente Mattarella. Una rosa bianca e una foto, a ricordare chi non c’è più
«Continuate a lavorare per creare coscienza affinché si evitino gli incidenti stradali. Andate avanti, che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca». Nella Giornata mondiale dedicata alla memoria delle vittime della strada celebrata ieri, domenica 20 novembre, Papa Francesco ha espresso vicinanza a chi ha perso un figlio, un fratello, il marito, un genitore. Il videomessaggio di Bergoglio è stato diffuso nella chiesa di Santa Maria in Traspontina dove il vescovo ausiliare di Roma delegato per la pastorale sanitaria Paolo Ricciardi ha presieduto la Messa. Letta anche la dichiarazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il quale «l’elevato numero di persone che perdono la vita o che rimangono gravemente ferite sulle nostre strade costituisce una sofferenza sociale inaccettabile. Le vittime del traffico stradale sono un prezzo che la comunità non può tollerare».
Una rosa bianca in una mano, la fotografia nell’altra, i parenti hanno scandito nomi ed età di chi ha perso la vita tragicamente. «Difronte a eventi così assurdi, a queste stragi quotidiane, la Chiesa si stringe come un’unica famiglia. Vogliamo esprimere tutto il nostro sostegno, la nostra forza della consolazione e della speranza» ha detto il presule, che alle famiglie ha indirizzato una lettera e donato un rosario. Al termine della Messa ha benedetto singolarmente i familiari stringendoli in un abbraccio.
Oltre a celebrare la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il parroco padre Massimo Brogi ha ricordato che ieri ricorreva anche la Giornata mondiale della gioventù diocesana. Pensando ai tanti ragazzi morti a causa di incidenti stradali, Ricciardi ha evidenziato che quella di ieri è stata «doppiamente la loro giornata perché sono vivi in Dio». Nella lettera alle famiglie, rimarcando che «questa strage di tante persone e di tanti giovani non può continuare», esorta a «lottare insieme perché si rispettino le regole, si inviti alla prudenza, si prendano provvedimenti seri per la sicurezza delle strade, perché non vogliamo più trovare sangue sull’asfalto, non vogliamo più vedere famiglie distrutte da queste notizie che inevitabilmente delineano un confine tra un prima e un dopo».
Una lotta portata avanti da anni dalle associazioni che il 23 marzo 2016 hanno vinto una prima battaglia con l’approvazione della legge sull’omicidio stradale. «È cambiata la percezione perché chi sbaglia paga – dice Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione unitaria familiari e vittime della strada -. Bisogna però cambiare la mentalità perché si guida in modo folle». Nella sua vita, racconta, «si è distrutto tutto» ancor prima della sua nascita. Lo zio morì in un incidente nel quale il padre rimase gravemente ferito. Alla notizia la nonna paterna ebbe un ictus e morì pochi giorni dopo, il nonno si lasciò andare anche lui, mentre la mamma, devastata, non si è mai ripresa e «finì in manicomio». Elena Ronzullo, presidente dell’associazione Mamme coraggio, il 31 luglio 2008 ha perso il figlio Luigi. «È uscito di casa per andare a lavorare e non è più tornato», racconta mostrando la foto di un ragazzo che aveva solo 19 anni. Elena però non si è arresa: ha «messo il dolore da parte per portare sostegno alle famiglie delle vittime della strada» e affinché ci sia più formazione e informazione. «Noi siamo condannate all’ergastolo del dolore – afferma – ma nessun altro genitore deve soffrire così».
Lucilla è la mamma di Laura, morta a 21 anni la notte di capodanno 2008 con il fidanzato Gian Simone, che aveva 26 anni. «Per loro abbiamo trasformato il nostro dolore in impegno per gli altri – spiega -. È incomprensibile che si parli poco di sicurezza stradale, il tema deve essere dibattuto in famiglia perché i nostri figli non possono essere morti invano». Matteo aveva 18 anni ed era seduto al tavolino esterno di un bar quando un’auto piombò su di lui. Dopo quasi due anni di coma è morto esattamente 11 anni fa, il 21 novembre 2011. Da allora la madre Croce lancia appelli ai giovani. «Faccio fatica ad entrare nelle scuole perché i presidi non voglio turbare i ragazzi – dice -. Ma sono proprio loro che vanno sensibilizzati. Sono disposta a incontrare i giovani negli oratori di tutte le diocesi d’Italia». Rosa, mamma di Mario, morto a 20 anni il 23 maggio 2009, chiede a gran voce che «i giudici applichino la legge per la quale le associazioni hanno tanto lottato. Oggi ci battiamo per i figli degli altri e vogliamo che si faccia prevenzione perché questo massacro finisca».
21 novembre 2022