Nel 75° anniversario della deportazione degli ebrei dal Ghetto della Capitale, il 16 ottobre 1943, il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte scrive alla Comunità ebraica di Roma assicurando l’impegno della presidenza del Consiglio a «sostenere tutte le iniziative volte a perpetuare la memoria della Shoah, affinché quella tragica pagina del nostro passato non resti soltanto un ricordo da tramandare e condividere ma costituisca soprattutto un insegnamento essenziale per combattere ogni comportamento dettato dalla paura del diverso».

Quella del 16 ottobre 1943, osserva il premier, fu «una delle più dolorose tappe di un incubo iniziato nel 1938 con l’entrata in vigore delle leggi razziali». Negli 80 anni dalla loro promulgazione, si sono svolte quest’anno «numerose iniziative» che «hanno consentito di riflettere non solo sulle responsabilità del regime fascista e di chi all’interno di quel sistema sociale, culturale e giuridico è stato legittimato ad agire ma anche sulle insidie che, alimentate dal seme della discriminazione e dell’odio, ancora oggi minacciano la concreta tutela dei diritti fondamentali nella comunità civile», prosegue il premier. Quindi, un monito: «Per evitare che ciò possa accadere di nuovo è necessario ricordare quel drammatico 16 ottobre 1943 che ha segnato per sempre la Comunità ebraica di Roma e le tragiche conseguenze delle deportazioni nei campi di sterminio».

Sull’anniversario della deportazione degli ebrei di Roma interviene anche il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, ribadendo che «tutta l’umanità non deve abbassare mai la guardia di fronte agli spettri della discriminazione e del razzismo e deve coltivare sempre, e a ogni costo, le ragioni della solidarietà, della giustizia e della democrazia». Ancora dopo 75 anni, «ricordare questa terribile pagina della Shoah – le parole di Fico – continua a suscitare un profondo senso di sgomento e di ignominia e ci esorta, al tempo stesso a mettere a nudo le connivenze morali e le responsabilità storiche che hanno consentito l’approvazione delle leggi razziali e la loro applicazione e a mettere a fuoco il delirio ideologico che ha fatto sì che uomini, donne, anziani e bambini fossero quel giorno braccati e stanati come bestie, strappati dalle loro case e dai loro affetti, stipati in carri bestiame e condotti a morire».

Il presidente della Camera osserva ancora che «chi ha conosciuto l’inferno dell’Olocausto  è rimasto per sempre segnato nell’anima e, tuttavia, ha voluto farsi carico di quel pesante fardello di memoria, per divulgarlo, condividerlo e, soprattutto, per far comprendere, ai giovani in particolare, che il silenzio o l’indifferenza della società di fronte a un’ideologia negatrice dei diritti dell’uomo può provocare gravi e insanabili ferite all’umanità». Proprio per questo «il dovere della memoria deve costituire un punto qualificante dell’impegno delle istituzioni ma anche di tutti i cittadini che – ammonisce Fico – devono sentirsi sempre in prima linea nella difesa del patrimonio dei valori democratici e dei principi di libertà sanciti dalla nostra Costituzione».

Di «momento della memoria sempre viva e importantissima» che la città di Roma rinnova parla la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. L’anniversario della deportazione degli ebrei del Ghetto di Roma, dichiara, è un tragico evento «che noi commemoriamo perché tutti, e i nostri giovani in particolare, conoscano e ricordino le violenze e la barbarie umana perpetrata durante la Shoah. E perché la speranza e l’impegno per un mondo migliore – conclude – tragga da quel sacrificio nuova linfa e nuove energie».

16 ottobre 2018