Auto elettriche entro il 2035, verso una nuova povertà della mobilità?
Rossini (Alleanza contro la povertà): «Servono politiche sociali statali. Il contrasto all’inquinamento deve combinarsi con il contrasto alla povertà»
Il superamento della crisi climatica non deve produrre nuovi poveri, ma rischia di farlo. È quanto pensa Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la Povertà, interpellato in merito al possibile impatto della rivoluzione della mobilità annunciata per il 2035, quando le auto a benzina e diesel scompariranno. «I poveri hanno già difficoltà a cambiare automobile e non comprano certo l’elettrica, che è troppo costosa. Non è certo pensabile che chi ha un basso reddito possa sostituire il suo vecchio diesel con una Tesla! Molte auto vecchie sono giù uscite dalla circolazione e sono quelle più a buon mercato, accessibili quindi a chi ha un disagio economico. Tanti sono i poveri che rinunciano all’auto, qualcuno anche alla patente. Ma così diventa inaccessibile anche quel lavoro cosiddetto congruo che, entro i 100 chilometri, difficilmente si più raggiungere senza un veicolo. Se lasciamo il tema dell’automobile totalmente in mano al mercato, la crisi climatica continuerà ad aggravare la crisi economica e la povertà, come già sta avvenendo».
Per questo, è fondamentale che «il contrasto all’inquinamento vada di pari passo con il contrasto alla povertà: sono due priorità che devono combinarsi. In questo momento, le auto ecologiche sono appannaggio delle classi più agiate, perché il prezzo è determinato solo dal mercato. Se questa transizione deve avvenire, è necessario che intervenga lo Stato, con incentivi che siano popolari e vadano incontro alle esigenze di chi ha più difficoltà Servono politiche sociali statali, perché chi ha un basso reddito possa permettersi, fin d’ora, di cambiare auto. L’automobile è un bene primario come la casa, ma la transizione ecologica in atto, seppur necessaria e non rinviabile, deve essere accompagnata da incentivi, per non avere gravi ricadute sociali, rendendo di fatto questi beni primari inaccessibili per le classi più disagiate». (Chiara Ludovisi)
16 febbraio 2023