Lanciata una fiaccolta contro il razzismo, il 4 dicembre al Campidoglio. Carlo Gori (Centro culturale Giorgio Morandi): «Vogliamo ragionare insieme sulle iniziative per fare comunità, valorizzare solidarietà e buone prassi»
Un’assemblea pubblica con i cittadini e le associazioni per costruire una “comunità solidale e inclusiva”, capace di rispondere con atti concreti e buone pratiche ai gravi fatti di dieci giorni fa. L’altra Tor Sapienza, quella non raccontata dalle cronache, prova a ripartire dal basso. Si è svolto ieri sera, martedì 25 novembre, davanti al mercato del quartiere, un incontro pubblico per dare voce ai cittadini che vogliono pensare a come portare avanti soluzioni fattibili, perché, come dicono in molti, «tra qualche giorno i riflettori si spegneranno e non sarà cambiato nulla».
Circa un centinaio le persone che hanno partecipato all’evento. Tra loro anche molti rappresentanti delle associazioni (da Medicina solidale all’Arci, fino a Comunità di Sant’Egidio e Tor Sapienza cattolica), che hanno lanciato una fiaccolata il 4 dicembre al Campidoglio contro il razzismo. All’incontro c’era anche Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr: «Continuiamo a essere presenti qui per sostenere tutte le iniziative di solidarietà dei cittadini ma anche le persone che lavorano per l’accoglienza – spiega -. A dieci giorni di distanza è evidente che non erano i minori non accompagnati il problema di questo quartiere. Ma è stato fatto un uso strumentale e allarmistico dei fatti. E ancora oggi i rifugiati rimasti a via Giorgio Morandi hanno paura di uscire, la tensione è rimasta alta. Per il resto non è cambiato nulla. Chiediamo quindi al sindaco Marino di mantenere viva l’attenzione su questo quartiere».
L’obiettivo della serata è quello di dare voce alle idee degli abitanti: «Non basta fare un makeup delle strade per risolvere la situazione – spiega Carlo Gori, insegnante del Centro culturale Giorgio Morandi -. Insieme vogliamo ragionare, invece, sulle iniziative, anche piccole, per fare comunità, valorizzare la solidarietà e le buone prassi nel quartiere. Stiamo pensando per esempio a iniziative di mutuo soccorso tra gli abitanti». Tra i residenti, una signora del quartiere sottolinea che il problema è «l’abbandono da parte dei politici, perché qui c’è degrado e ci rimarrà. Il problema non sono gli stranieri ma che nessuno si preoccupa di noi».
26 dicembre 2014