Coronavirus: l’82% degli italiani contrari al monopolio farmaceutico sui vaccini

I dati del sondaggio realizzato da Yougov per Emergency e Oxfam, membri della People’s vaccine alliance. La richiesta: riconoscerli come «bene pubblico globale»

82 italiani su 100 ritengono che il governo dovrebbe chiedere alle aziende farmaceutiche di rendere pubbliche la formulazione e la tecnologia per sviluppare il vaccino anti-Covid. 74 su 100 ritengono che questa “condivisione” renderebbe più efficaci le campagne vaccinali, raggiungendo più velocemente un maggior numero di persone. Sono alcuni tra i dati più significativi emersi dal sondaggio realizzato da Yougov per Emergency e Oxfam, membri della People’s vaccine alliance. Tra coloro che hanno risposto, la maggior parte ritiene che «anche una minore circolazione del virus in Italia ottenuta con la campagna vaccinale non garantirebbe la sicurezza sugli effetti della pandemia». Il 90% degli intervistati infatti ritiene che la diffusione incontrollata del virus nel resto del mondo sarebbe un problema per l’economia del nostro Paese; il 76% ritiene che sarebbe un problema per la propria salute.

Per Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia, «il sondaggio ci dice chiaramente che la stragrande maggioranza degli italiani è a favore di una sospensione della proprietà intellettuale detenuta dalle aziende farmaceutiche. A un anno dall’inizio della pandemia che ha sconvolto le nostre vite con 120 milioni di persone contagiate e più di 2 milioni e mezzo di morti, abbiamo l’arma del vaccino, che, senza una produzione e distribuzione massicce, rischia di non essere in grado di fermare il virus e farci tornare presto alla normalità. Le varianti galoppano – aggiunge – e possono compromettere quanto fin qui scienza e ricerca hanno raggiunto, grazie a un impegno straordinario di molti attori, anche pubblici».

Enormi, intanto, le perdite economiche generate dalla pandemia, che secondo le stime Ocse ammonteranno entro il 2021 a 7mila miliardi di dollari, pari, più o meno, ai bilanci annui di Usa (4.100 miliardi) e Cina (3.200 miliardi) sommati insieme. Eppure la campagna vaccinale va a rilento in molti Paesi, Italia inclusa, mentre in altri a basso e medio reddito non è neanche avviata. La ragione principale, spiega la presidente di Emergency Rossella Miccio, «sta proprio nella grande richiesta di dosi a fronte di una limitata capacità di produzione da parte delle case farmaceutiche. Secondo le stime – prosegue -, al momento è utilizzato solo il 50% della capacità di produzione delle case farmaceutiche che stanno sviluppando o hanno già sviluppato vaccini contro il Covid-19». Di qui la richiesta di Oxfam ed Emergency al governo italiano di «riconoscere il vaccino contro il Covid-19 come un bene pubblico globale e di sostenere le richieste di riforma dell’attuale sistema che tutela la proprietà intellettuale».

18 marzo 2021